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A Milano non importa tanto delle Br nelle procure

Creato il 17 maggio 2011 da Jitsumu
A Milano non importa tanto delle Br nelle procureRoberto Lassini, il pidiellino responsabile dei ridicoli manifesti con su scritto “Via le Br dalle Procure” che hanno tappezzato Milano alla vigilia della campagna elettorale, ha avuto poche centinaia di voti. Che per un politico non certo della prima ora come lui sono praticamente zero. Parenti e amici di parenti, basta così. Quelli in cerca dell’aiutino per capirci. La storia dei manifesti era un ottimo espediente per radicalizzare lo scontro e per accaparrarsi voti, sempre per il modo che ha il Pdl di intendere l’agone politico e la sensibilità dell’elettore. Ammesso che si sia trattato di un iniziativa squisitamente personale del presidente dell'associazione “Dalla parte della democrazia” che, accusato in passato di tentata concussione e poi prosciolto, ha in odio come pochi la magistratura, il seguito della messinscena è stato orchestrato ad arte. Il buon Lassini era perfetto, scoppiata l’inevitabile polemica, come agnello sacrificale. Era il povero martire della libertà osteggiato da tutti i garanti del criptocomunismo italiano per aver difeso il suo adorato capo e espresso su quei manifesti ciò che “la maggioranza” degli italiani (figuriamoci dei milanesi) pensava. È stato utilizzato, lì a Milano, come avanguardia del berlusconismo più acceso, l’antenna che, nelle intenzioni del presidente del Consiglio, avrebbe catalizzato su di sé i voti di tutti i militanti (altro che moderati), quelli che non sopportavano più di vedere i magistrati “sovversivi” della Procura della Repubblica di Milano perseguitare Berlusconi. E lo stesso Berlusconi infatti espresse la sua solidarietà al candidato mentre era criticato da tutti, facendolo ringalluzzire tanto da dichiarare che, se eletto, non avrebbe rinunciato all’incarico. In fondo Lassini non aveva fatto altro che mettere nero su bianco (anzi più precisamente bianco su rosso) quello che il premier va ripetendo in qualsiasi occasione da più di 15 anni. Ebbene domenica e lunedì la “maggioranza” dei milanesi ha dato la sua risposta su quello che pensa di quei manifesti. Poche centinaia di voti. Meno di 900.  Quella maggioranza ha risposto di essere stanca di un modo di fare politica che con il cercare di risolvere i problemi della gente non ha più niente a che fare. Di essere stanca di vivere in un paese alla deriva mentre è costretta a sorbirsi quotidianamente il capo del governo vantarsi di avventure sessuali lascive con giovani ragazze, raccontare berzellette volgari, fare comizi parlando esclusivamente dei fatti suoi, di giudici comunisti e della volontà di bloccare i processi a suo carico. Una maggioranza stanca che ha risposto chiaramente. Nella roccaforte del berlusconismo fa sfiorare l’elezione al primo turno ad un candidato sindaco ex di Rifondazione Comunista, che stacca di 7 punti percentuali il sindaco uscente; promuove con oltre ventimila voti il Movimento 5 stelle che non gode certo  del palcoscenico televisivo per farsi conoscere. Lassini giustifica il risultato dicendo di non aver praticamente fatto campagna elettorale a causa dello scandalo. Ma se si è anche imbucato sul pullman dei tifosi vip del Milan che festeggiava lo scudetto in Piazza Duomo nel giorno del silenzio elettorale?
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