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“A natale non regalare un libro. Regala un libro bello”

Creato il 21 dicembre 2012 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

“A natale non regalare un libro. Regala un libro bello”Sarà tardi per fare gli ultimi acquisti di Natale? Secondo noi no, e quindi ecco i nostri consigli per libri da regalare, ma soprattutto da leggere. E ci raccomandiamo (citando il caro Federico Novaro): a Natale non regalare un libro. Regala un libro bello!

I consigli di Emanuela D’Alessio
Dopo aver  ascoltato  l’appassionata presentazione di Chiara Valerio a Più libri, più liberi 2012 di  Il dolce sollievo della scomparsa di Sarah Braunstein (66thand2nd, 2012), ho comprato il libro e ho scoperto fin dalle prime pagine una di quelle scritture che creano un irresistibile e immediato contatto, che non ti lasciano più andare. Uno di quei libri che non si vorrebbe mai finire di leggere. Sarah Braunstein, americana, è nella lista dei cinque scrittori under 35 della National Book Foundation.
In attesa del suo nuovo libro in uscita nel 2013, chi ha amato La verità, soltanto la verità può leggere Cani selvaggi, quarto romanzo della scrittrice canadese Helen Humphreys (Playground, 2008), il primo tradotto in Italia: una storia di fughe, attese, ritorni, amore e abbandono.

I consigli di Alessandra De Cristofaro
Open di Andre Agassi (Einaudi, 2011). Uscito in America nel 2009, in Italia ha venduto 130mila copie diventando caso letterario dell’anno. Per la stesura, durata tre anni, Agassi ha collaborato con J. R. Moehringer, giornalista e autore di Il bar delle grandi speranze e vincitore del premio Pulitzer nel 2000. Il risultato è un libro catartico e coinvolgente, un’autobiografia che è anche un’attenta riflessione sulla ricerca dell’identità e dell’equilibrio, oltre che una testimonianza su cosa significhi essere un atleta, convivere con le insicurezze e un profondo senso di rifiuto verso lo sport che si pratica. La carriera di Agassi è sbalorditiva e altalenante tra grandi successi e grandi sconfitte, il suo gioco è stato amato e odiato, così come la sua immagine, così come lui ha odiato e amato il tennis, dal quale separarsi è stato più difficile di quanto si aspettasse.
Un indovino mi disse di Tiziano Terzani (Longanesi, 1995). Nel 1986 Terzani si trova a Hong Kong, quando un vecchio indovino cinese incontrato per caso lo mette in guardia sul suo futuro, dicendogli che nel 1993 non avrebbe mai dovuto volare. Ma lui è un giornalista e per lavoro prende spesso elicotteri o aerei, e inoltre non sa se dare o meno credito a una profezia. È la notte di capodanno, Terzani si trova nella foresta del Laos e, salutando l’arrivo del 1993 con un’omelette di uova di formiche rosse, decide che per quell’anno si sarebbe mosso solo via terra: la definirà “una buona occasione”. Un indovino mi disse è il prezioso resoconto di quell’anno singolare, passato su treni, navi e lunghi percorsi a piedi, riscoprendo il più profondo senso del viaggio e un’Asia inedita, fatta di luoghi e volti che non si incontrano andando di fretta né tra un aeroporto e l’altro. Attraverso Cina, Thailandia, Singapore, Laos; Birmania, tra spiritualità, magia, superstizione, tradizione e corsa allo sviluppo di matrice occidentale, è un viaggio tra le pagine che merita di essere fatto.

I consigli di Caterina Di Paolo
Piero Ciampi. Maledetto poeta di Gisela Scerman (Arcana)

Era Domenica
e Cristo
passeggiava
nel parco.
L’aria
ansava.
Dietro
la coscienza
era quella
di sempre.
Pensante.
I morti
visto il ritorno
finsero
di dormire.

Trovo poco interessanti i libri a tema musicale: è quasi impossibile che mi dicano qualcosa di più sugli autori che amo. Questa raccolta di testimonianze a opera di Gisela Scerman è una grande eccezione. Sia perché definire Piero Ciampi un cantautore, un poeta o un musicante è poco, bisognerebbe dargli tutte e tre le etichette e aggiungerci quella di uomo: in quelle poesie stonate e minimali esprimeva qualcosa di molto diverso non solo da tutti gli altri ma anche dalla poesia, la canzone o la musica per come le intendiamo. Chiamiamolo alcolismo, povertà, depressione, rifiuto o solo intuito: nelle parole di Fernanda Pivano, Claudio Lolli, Gianfranco Reverberi Scerman ricostruisce la vita di Ciampi così mischiata alle opere e viceversa, in un libro necessario per chi ama il Livornese come anche per chi non lo conosce ancora. Leggere i suoi versi sulla carta è un’emozione riottosa e nuova, come la prima volta che abbiamo ascoltato Te lo faccio vedere chi sono io o Mia moglie.

Il mio amore è scalzo

Barbara non c’è,
ha chiuso casa e se ne è andata e ora
provo smarrimento
provo smarrimento.
Tutte le sue scarpe sono qui…

Filippo Scòzzari, Prima pagare poi ricordare (Coniglio Editore)
A tutti gli amanti sfegatati di Andrea Pazienza, i figli del film Paz! o delle edizioni cartonate di Pompeo e Zanardi che qualche anno fa la Repubblica divulgò a prezzo speciale (come fossero rosa o documentari o reportage), consiglio questo libro fantastico scritto con la sapienza di chi non è solo Maestro dei colori. Scòzzari già disegnava quando Paz gli rubò la dicitura Traumfabrik; già odiava l’eroina per la quale poi vide cadere prima l’orso Tamburini creatore di Ranxerox e poi proprio Paz, che in un libro nascondeva una siringa blu quando vagheggiava di aver smesso per sempre. Scòzzari in quegli zozzi anni Settanta già sfilettava la realtà intorno a sé con due occhi critici, puntuti e sveglissimi. Nel racconto di quegli anni sporchi e per niente romanzati, dei pochi soldi e di chi cerca di fregarti pure quelli, fanno capolino persone e gruppi noti, a partire naturalmente dalla redazione di Cannibale, Frigidaire e il Male. Se non conoscete questi capolavori del fumetto italiano vi consiglio di correre a qualche mercatino e rifarvi. E poi leggete la versione di Scòzzari: mi ringrazierete.

Il consiglio di Chiara Rea
Un libro da sfogliare, guardare, combinare, ammirare, regalare: Il bestiario universale del professor Revillod di Miguel Murugarren (Logos Edizioni). Gli animali più strambi del mondo e anche quelli più normali in bellissime illustrazioni che ricordano i manuali di zoologia di inzio Novecento: li potete combinare formandone di ancora più fantastici.

I consigli di Eleonora Rossi
Inizio con il consigliare Il giorno della locusta di Nathaniel West (Mattioli 1885). Questo romanzo è stato incluso da Time Magazine nella lista dei migliori 100 libri in lingua inglese. È la storia del fragoroso infrangersi del sogno (del sogno americano!) di Tod che voleva essere un grande artista e invece si ritrova a rinunciare alla pittura per lavorare come scenografo a Los Angeles. È il racconto che svela ciò che sta dietro le apparenze della Hollywood degli anni Trenta e del disfacimento di quel mondo dorato e vacuo tutto fatto di illusioni.
A chi vuole dedicare questo periodo di feste a letture più poderose, consiglio Il tempo di una canzone di Richard Powers (Mondadori) che ho da poco iniziato a leggere ma che si sta già rivelando avvolgente e intenso. È un libro sulla musica e il tempo, sulla Storia e l’America, la discriminazione e la conquista dei diritti e della libertà.
Consiglio anche un libro di non fiction, appena uscito per Feltrinelli che sta ripubblicando tutte le opere dello scrittore americano John Cheever. Una specie di solitudine è la raccolta dei suoi diari, scritti tra la fine degli anni Quaranta e la sua morte. Un’opera autobiografica, dunque, che racchiude le pagine più intime e intense dell’autore. Pagine che non di rado sfiorano la poesia.
E poi, da tenere sul comodino e da aprire tra una lettura e l’altra, Falene. 237 vite quasi perfette di Eugenio Baroncelli (Sellerio). Un libro fatto di piccole biografie, frammenti “metafisici” che illuminano le vite esemplari di uomini e donne – alcuni noti, alcuni no – che non hanno nulla in comune tra loro se non l’aura malinconica che li avvolge e la sconfitta.

Il consiglio di Francesca Toticchi
Sotto l’albero quest’anno lasciate un posticino per Daniel contro l’uragano di Shane Jones, uscito a ottobre per ISBN Edizioni. Non c’è neanche bisogno di incartarlo, tanto è bello e tanto merita l’illustrazione di copertina di Ken Garduno. Sì, l’autore è quello di Io sono Febbraio, e quindi sì, aspettatevi una storia visionaria e una scrittura caleidoscopica. Una favola che è un viaggio e una fuga, ma poi anche una lotta tenace per non arrendersi alla realtà.


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