Magazine Società

A New York in zero km

Creato il 26 agosto 2010 da Lanternarossa
A New York in zero km Foto di Nic

Il tempo sembra essersi fermato, lo spazio è colassato, le distanze non esistono più. Eataly, dopo Tokyo, conquista anche New York. Adesso mi sfugge cosa ci sia di buono, pulito e giusto nel portare la pesca di cuneo in un mega ristorante sulla quinta strada. Potrei chiudere immediatamente questo post affermando che Eataly è un'impresa commerciale e, quindi, business is business, ma vorrei esprimere alcune mie perplessità. Eataly ha una filosofia chiara ed esplicita: cultura del cibo, qualità e sostenibilità. Il manifesto è chiaro: "l'obiettivo che si pone è provare a percorrere una nuova via nel sistema della distribuzione alimentare e della commercializzazione dei migliori prodotti artigianali, ispirandosi a parole chiave quali sostenibilità, responsabilità e condivisione." Il mercato è mercato, ma da buon laureato in economia, ho imparato che il mercato funziona solo se c'è informazione perfetta. Informazione perfetta significa che io conosco perfettamente ciò che compro, da chi lo compro e perché. Il rapporto prezzo/qualità posso verificarlo provando i prodotti ma la sociologia e la psicologia dei consumi ci hanno insegnato che quando acquisto un prodotto non ragiono esclusivamente in termini di costi e benefici. Tra le variabili che influenzano il consumo c'è anche una valutazione di colui che mi sta vendendo quel prodotto:comprereste mai un auto da Osama Bin Laden?
Ora Eataly ci dice apertamente che loro sono diversi: responsabili e sostenibili. Se è così, allora sono anche disponibile, a pagare un pomodoro il 20% in più perché spero che non sia stato raccolto da un clandestino albanese sfruttato, che non sia stato dopato da fertilizzanti nocivi e che non venga dall'Uruguay. La consulenza, sbandierata, di Slow Food dovrebbe garantirmi che il caro Oscar Farinetti non mi stia vendendo una fregatura. Ora qualcuno mi dovrebbe dire come fa ad essere sostenibile una nave carica di pesche di Cuneo che parte da Genova per essere venduta a caro prezzo a New York o a Tokyo. La difesa della tradizioni culinarie americane viene sostituita dalla bagna càuda?
Dall'associazione di Alba ci tengono sempre a far sapere che Slow Food è una cosa e Eataly è un'altra, ma se Petrini, Cota e Chiamparino vanno a braccetto con Farinetti all'inaugurazione del colosso americano, allora, mi sfugge questa distinzione. Ci dobbiamo aspettare che a New York e Tokyo approdi anche il McItaly tanto deriso da Petrini?

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

COMMENTI (1)

Da federico
Inviato il 09 settembre a 11:05
Segnala un abuso

"Ora qualcuno mi dovrebbe dire come fa ad essere sostenibile una nave carica di pesche di Cuneo che parte da Genova per essere venduta a caro prezzo a New York o a Tokyo" Allora ti dico che tutta la frutta, verdura, pesce, carne (razza piemontese allevata in Montana) arriva da pochi km di distanza da NY, da produttori selezionati da SF. L'associazione è di BRA e non di Alba. Idee un po' confuse eh ciao