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A. Palazzeschi, “E lasciatemi divertire” + commento

Da Stroszek85 @stroszek85

A. Palazzeschi, “E lasciatemi divertire” + commentoTri, tri tri
Fru fru fru,
uhi uhi uhi,
ihu ihu, ihu.

Il poeta si diverte,
pazzamente,
smisuratamente.

Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.

Cucù rurù,
rurù cucù,
cuccuccurucù!

Cosa sono queste indecenze?
Queste strofe bisbetiche?
Licenze, licenze,
licenze poetiche,
Sono la mia passione.

Farafarafarafa,
Tarataratarata,
Paraparaparapa,
Laralaralarala!

Sapete cosa sono?
Sono robe avanzate,
non sono grullerie,
sono la… spazzatura
delle altre poesie,

Bubububu,
fufufufu,
Friù!
Friù!

Se d’un qualunque nesso
son prive,
perché le scrive
quel fesso?

Bilobilobiobilobilo
blum!
Filofilofilofilofilo
flum!
Bilolù. Filolù,
U.

Non è vero che non voglion dire,
vogliono dire qualcosa.
Voglion dire…
come quando uno si mette a cantare
senza saper le parole.
Una cosa molto volgare.
Ebbene, così mi piace di fare.

Aaaaa!
Eeeee!
liii!
Qoooo!
Uuuuu!
A! E! I! O! U!
Ma giovinotto,
diteci un poco una cosa,
non è la vostra una posa,
di voler con cosi poco
tenere alimentato
un sì gran foco?

Huisc… Huiusc…
Huisciu… sciu sciu,
Sciukoku… Koku koku,
Sciu
ko
ku.

Come si deve fare a capire?
Avete delle belle pretese,
sembra ormai che scriviate
in giapponese,

Abi, alì, alarì.
Riririri!
Ri.

Lasciate pure che si sbizzarrisca,
anzi, è bene che non lo finisca,
il divertimento gli costerà caro:
gli daranno del somaro.

Labala
falala
falala
eppoi lala…
e lala, lalalalala lalala.

Certo è un azzardo un po’ forte
scrivere delle cose così,
che ci son professori, oggidì,
a tutte le porte.

Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!

Infine,
io ho pienamente ragione,
i tempi sono cambiati,
gli uomini non domandano più nulla
dai poeti:
e lasciatemi divertire!


 

Il commento

A dire la verità non è che vi sia un urgente bisogno di commentare questa poesia; è abbastanza esplicita. L’ho postata perchè incarna bene una certa filosofia di approccio all’ambiente letterario che è propria di pochi e in controtendenza, ancora oggi (è del 1910) rispetto a molti.

Sulla bilancia (come si è già detto, parecchio squilibrata) vi sono due tipi di scrittori, quelli che si struggono nella parola e quelli che si compiacciono della parola. Vi sono inoltre due tipi di lettori, quelli che cercano emozioni (quanto odio questa parola), quelli che creano emozioni (quanto odio questa parola). Non che la distinzione sia così netta, diciamo che le due fazioni partono da un punto e cercano di muoversi verso l’altro e, quando riescono a raggiungerlo, il più delle volte il risultato è soddisfacente.

La strada della poesia è questa; molti la percorrono nel senso tradizionalmente giusto perchè è più semplice raggiungere la meta, altri si muovono contromano perchè preferiscono bearsi delle avversità che li forgeranno e che, nei casi più eclatanti, li condurranno a traguardi mai neppure immaginati da alcuno.

 


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