Parigi non mi ha deluso nemmeno questa volta. La rive gauche regala altri negozi in cui perdersi e sficcanasare, scorci poetici e monumenti grandiosi, echi letterari ed artistici, il Museo Rodin e altre pasticcerie da scoprire, piene di cose buonissime e colorate.
Mi ha fatto conoscere anche due nuovi amici, Mai e Matteo: ci siamo scambiati pezzetti delle reciproche vite davanti ad un ottimo tè e ad una fetta di torta al cioccolato, che conteneva probabilmente il fabbisogno calorico giornaliero necessario ad un taglialegna.
Oppure ad una turista in pausa prima di affrontare altri boulevards e la vista splendida sulla città avvolta dalle ombre della sera dall’alto dell’arco di trionfo, quando le luci delle auto che transitano lungo gli Champs Elyseées diventano due lunghissime linee di luce, una rossa e una bianca, intervallate dall’intermittenza dei semafori a metà della strada, quando la Tour Eiffel si staglia gialla nell’aria scura a destra e manda la buonanotte alla cupola di Montmartre, tonda sagoma a sinistra, quando le mille e mille persone ancora a lungo invadono le vie e i locali e i giardini tutt’intorno fino a dove lo sguardo riesce a distinguere i profili dei tetti d’ardesia.
A Parigi c’era ancora musica all’aperto in questo primo fine settimana d’autunno e dove c’è musica ci sono i bambini che ci si tuffano in mezzo per capire di che cosa è fatta e vedere, proprio da vicino, che effetto che fa.