Qualcuno.anni fa, diceva ” A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca…” . Da qualche giorno si fa un gran parlare dello scandalo che ha travolto alcuni vigili e tecnici addetti al rilascio e al controllo di autorizzazioni commerciali per la zona del centro storico di Roma. Non ci vuole grande intuito per immaginare che una zona prediletta per questo problema sia stata ed è l’Esquilino con centinaia di attività iniziate in barba a disposizioni e provvedimenti sul commercio che le varie amministrazioni via via succedutasi negli anni passati hanno emanato . Tre anni fa pubblicammo questo post sperando che finalmente cambiasse qualcosa in tema di autorizzazioni commerciali nel centro storico e particolarmente nel nostro rione , ma invano, perchè è tutto rimasto invariato come sempre. Potremmo fare decine e decine di esempi su come questo ennesimo provvedimento non abbia portato ad alcun risultato ma, aspettando che la magistratura faccia il proprio corso e sperando che sia fatta piena luce, ci limiteremo ad esaminare un solo caso sollevando però il dubbio che, in generale, oltre allo scandalo delle mazzette per il rilascio di autorizzazioni commerciali ci sia anche un notevole danno economico alle casse del comune o di Roma Capitale come si dice da un pò di tempo. Ora, scusate, ma devo fare un flashback autobiografico per raccontare un’esperienza che ho vissuto in prima persona. Diversi anni fa decisi di chiudere una attività commerciale di cui ero amministratore unico. Vennero iniziate le pratiche per la disdetta delle varie autorizzazioni all’allora III circoscrizione e quando si trattò della tassa sulla pubblicità (le insegne in parole povere) il vigile incaricato mi intimò di togliere le stesse non oltre una settimana dalla data di presentazione per la cessazione altrimenti avrebbe elevato una multa di svariati milioni di lire.
A via Principe Eugenio, alla fine di luglio 2011, chiude o meglio si sposta in via Merulana Sabatini uno dei pochissimi negozi storici (elettronica, elettrodomestici e telefonia) che erano rimasti nella via. Dopo qualche mese di chiusura le serrande si riaprono con il solito show room cinese che vende scarpe (come avrà fatto? Vedi sopra!) ma l’insegna e la tenda a tuttoggi è rimasta quella di Sabatini (cliccare per ingrandire la foto). Ora io mi chiedo ma come mai i vigili tanto ligi alle disposizioni venti anni fa sono diventati così “buonisti” tanto da lasciare un’insegna con alcune sponsorizzazioni eccellenti che non ci azzecca nulla (come direbbe un noto politico ex magistrato) con l’attività che si svolge all’interno del negozio e con il nuovo conduttore dell’esercizio ? Ora dal momento che nè il vecchio propretario nè il nuovo hanno interesse a continuare a pagare per quell’insegna (mi sembra ovvio!) ci si chiede se negli ultimi anni siano stati mai fatti dei controlli sui mancati introiti della tassa sulla pubblicità e sulla liceità di molte insegne visto che, passeggiando per il rione, di esercizi non in regola con le norme vigenti ce ne sono a bizzeffe. Ma gli stessi dubbi potremmo estenderli alla TARSU (tassa sui rifiuti) : come verrà calcolata specie in quegli esercizi che sono stati frazionati (più o meno abusivamente) dal momento che si riferisce alla superficie adibita alla vendita e verosimilmente le mappe catastali ancora non saranno state aggiornate (se mai lo saranno) ? In attesa di una qualsiasi risposta vorremo comunque far notare che almeno la crisi attuale non guarda in faccia nessuno dal momento che sempre in via Principe Eugenio in un tratto di poche decine di metri ben tre negozi cinesi hanno chiuso ed ‘è comparso il cartello “affittasi”
P.S. Dalle foto appare evidente un altro problema che affligge il rione e in genere tutta Roma : non esiste un fabbricato che non sia deturpato da sgorbi e scritte dei graffitari. Sarebbe ora di prendere qualche provvedimento serio …