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A Perugia è Festival

Creato il 17 aprile 2011 da Elenatorresani

A Perugia è FestivalÈ una mattina distrutta dalla morte di Vittorio Arrigoni quella in cui parto per il Festival del Giornalismo di Perugia: il mio venerdì 15 aprile comincia funesto, e decido di esorcizzarlo portandomi in viaggio “Il bene ostinato”, il libro di Paolo Rumiz che racconta dei profeti silenziosi di oggi e delle loro missioni.
Arrigoni è morto a 36 anni, da combattente, da militante: lui c’era sul suo sogno, e ben pochi possono dire altrettanto. Ma l’amarezza non scema. A Perugia è Festival
Dopo quattro ore di macchina, Perugia mi accoglie con una scritta spray sul muro di una chiesa: “L’unica chiesa che illumina è quella che brucia”. Il benvenuto urticante di questa città sublime e viva mi intima di rimanere coi sensi allerta e, dopo una guanciola di manzo stracotta nel Rosso di Montefalco, mi butto tra le genti giovani e multietniche del centro storico.  Solo a Napoli avevo visto un fermento notturno così imperativo e coinvolgente, una socialità di strada così naturale e prepotente; ma mai mi era capitato di incontrare gang adolescenziali innocue e colorate, gruppi di ragazzini albanesi, indiani, sudamericani e africani mischiarsi e raccontarsi in umbro, come se fosse una cosa da poco e non una rivoluzione possibile.A Perugia è Festival
E poi il Festival.
Che quelle bellezze di Arianna Ciccone e Christopher Potter hanno creato dal nulla una perla d’Italia, che ti pare quasi di essere in un posto indispensabile per riprendere fiato e grinta.
Non solo perché si incontrano le eccellenze del giornalismo e dell’informazione, ma soprattutto perché si ha tutta l’impressione di essere in un luogo di decantazione e creazione, un momento cruciale per farsi un bello scrub intellettuale e ripartire carichi di antidoti e consapevolezze.

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Beppe Severgnini e Bill Emmott

Ho riso amaramente sulle nostre miserie nazionali con Travaglio, ho placato il mio disfattismo con l’intelligente moderatezza di Beppe Severgnini e lo sguardo lucido e speranzoso di Bill Emmott. Mi sono goduta ancora una volta la competenza di Nuzzi e la piacevolezza di Nicola Gratteri, un bell’esempio d’Italia così come la vorremmo, tutta intera.

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Nicola Gratteri e Pierluigi Nuzzi

Ho fatto razzia d’ispirazione al Symposium su Wikileaks, andandomene dopo quattro ore bella carica per la Digital Weekdi Venezia d’inizio maggio, dove racconterò dei blogger.

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Alessandro Giglioli (Piovono Rane) e Fabio Chiusi (Il Nichilista)

L’Italia di questo Festival ritorna ad essere quella delle cose di cui andare fieri: in mezzo ad un mare di faccende di cui vergognarsi, non è poco scoprire che c’è ancora qualcosa di sano e fecondo. La Ciccone e Potter hanno saputo creare una gestazione: sta a tutti noi poi, ogni giorno, custodire la cova con fierezza, sapendo che abbiamo ancora qualcosa da difendere.
Chi mi segue sa bene che, per quanto mi riguarda, è una considerazione che non pensavo di arrivare a fare in questo nostro momento italiano.

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Nicola Gratteri

E se, come ha detto Severgnini, Berlusconi è un rabdomante di debolezze, capace di trasformare ogni difetto nazionale in una medaglia d’onore, io sono convinta che i teatri stracolmi di Perugia siano da annoverare tra le cose di cui dovremmo andare orgogliosi e in cui riporre le nostre speranze.

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Il Teatro Morlacchi aspetta Marco Travaglio


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