Ogni volta che leggo un racconto, un libro di racconti o un libro che parla di racconti... insomma, ogni volta che leggo qualcosa che ha a che fare con i racconti, non posso fare a meno di chiedermi perché, in Italia, il genere sia così tanto bistrattato. Ultimamente le cose stanno un po' migliorando, in parte forse grazie anche al Nobel vinto da Alice Munro nel 2013, in parte al grande lavoro fatto da certi editori che sebbene il genere non venda continuano comunque a pubblicare (o ripubblicare) raccolte di racconti.Ovviamente intendo i racconti con la R maiuscola. Quelli di Alice Munro, ma anche di Carver, Saunders e, ovviamente, Hemingway, giusto per citarne qualcuno.
Di italiani il primo che mi viene in mente è Paolo Cognetti. Da Sofia si veste sempre di nero, romanzo in forma di racconti che me l'ha fatto conoscere un paio di anni fa, alle raccolte Manuale per ragazze di successo e Una cosa piccola che sta per esplodere, che me ne hanno fatto definitivamente innamorare, credo che Cognetti sia uno dei migliori scrittori italiani contemporanei.
E questo suo nuovo libro, A pesca nelle pozze più profonde, me ne ha dato ulteriore conferma.
Non è un romanzo, non è un raccolta di racconti, non è nemmeno un saggio. È Paolo Cognetti che parla dei più grandi scrittori di racconti mondiali e dell'influenza che hanno avuto su di lui, del perché li ama tanto. Parla di Salinger e di Hemingway, di Carver e della Munro, di Flannery O'Connor e di David Foster Wallace. Tramite le loro storie, i loro racconti, Cognetti spiega la sua visione di questo genere, il modo in cui lui li scrive, li pensa, li immagina, mettendo spesso in luce le differenze con i romanzi. Lo fa da scrittore, sicuramente, ma anche da lettore, raccontando (sì, per quanto un po' ripetitiva, è la parola migliore) cosa ha trovato lui in ogni storia che ha letto.
Leggendo posiamo la mano sulla mano di uno scrittore, e se lo scrittore è bravo, e noi siamo fortunati, mentre la mano scrive riusciamo a vedere ciò che ha visto lui.
Cognetti ti fa innamorare persino dei libri che non hai letto. Ti fa venire voglia di cercarli e di buttarti subito tra le loro pagine (a me sta succedendo con i Nove Racconti di Salinger, che devo assolutamente trovare).
E poi c'è il suo stile, il suo modo di raccontare, semplice eppure profondo. La sua capacità, forse tipica di chi scrive racconti, di soffermarsi su un dettaglio e renderlo importante al punto da costruirci una storia.
Il libro si conclude con quattro raccontini su Sofia, la protagonista di Sofia si veste sempre di nero, che anche dopo la pubblicazione del libro l'autore non è riuscito a lasciare andare. Dice che ogni tanto sente il bisogno di tornare da lei. Non so se li avrei messi alla fine di questo libro, onestamente. Due mi sono piaciuti molto, due non sono così sicura di averli capiti in realtà, ma a prescindere da questo, qui avrei lasciato tutto lo spazio agli altri scrittori, al grande grandissimo omaggio che questo libro vuol fare loro.
In ogni caso, A pesca nelle pozze più profonde è un libro bello, sul valore letterario dei racconti e su quanto lavoro ci sia dietro per poter scrivere il racconto perfetto. E quindi è un libro che dovrebbe essere letto da chi, come me, ama i racconti e da chi invece li considera un genere in qualche modo inferiore rispetto al romanzo. Sono sicura che cambierebbe idea.
Titolo: A pesca nelle pozze più profondeAutore: Paolo CognettiPagine:130Editore: minimum faxAnno: 2014Acquista su Amazon:formato brossura:A pesca nelle pozze più profonde. Meditazioni sull'arte di scrivere raccontiebook: A pesca nelle pozze più profonde. Meditazioni sull'arte di scrivere racconti