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A proposito di comunicazione

Da Anna
Per gli addetti ai lavori possono risultare ridondanti, ma per la maggior parte delle persone continuano ad essere un mistero!
Gli assiomi della comunicazione sono “alcune proprietà semplici della comunicazione che hanno fondamentali implicazioni interpersonali”.
Primo assioma: Non si può non comunicare
Nella vita quotidiana ci sono numerosi esempi dell’evidenza di questa asserzione. Vediamo insieme alcuni.
Una persona che non si fa sentire da un po’ di tempo apparentemente non sta comunicando. In realtà comunica qualcosa e questo qualcosa va anche al di là delle sue intenzioni poiché il significato del suo silenzio finisce per essere l’interpretazione che ne dà un’altra persona che invece si aspetta una telefonata.
E’ classica la situazione tra due persone in fase di corteggiamento in cui per orgoglio o per paura del rifiuto nessuno dei due vuole esporsi, evitando di farsi sentire. Esemplare a questo proposito la canzone di Gianna Nannini “Mi telefona o no… mi telefona o no… chissà chi vincerà?”
Anche un volto apparentemente inespressivo comunica ed anche in questo caso il significato della comunicazione va spesso al di là delle intenzioni del soggetto. Ricordo una trasmissione di intrattenimento condotta da Renzo Arbore, la famosa “Quelli della notte”, in cui veniva proposto un gioco a premi in cui le persone che telefonavano da casa dovevano indovinare cosa stava pensando un tizio mostrato in primissimo piano. Le risposte che arrivavano erano ovviamente le più fantasiose.
Ma la risposta corretta che arrivò dopo molte puntate fu: “Che s’ ha da fa pe’ campà! “
Tornando ad essere un po’ più serio, nell’ambito del colloquio di Counseling ci sono delle situazioni in cui le pause di silenzio vanno gestite con sapienza. Un silenzio può essere denso di significato.
E attraverso il silenzio possono passare molti contenuti e sentimenti, ansia, imbarazzo, intimità, riflessione, ecc.
Secondo assioma:Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto “notizia o informazione” e un aspetto di relazione “comando”.
Questo assioma ci dice che ogni atto comunicativo ha in sé sia un aspetto di contenuto, o di “notizia”, e uno comportamentale, di “comando”, relativo alla modalità con cui quel messaggio deve essere recepito.
Può esserne un esempio la frase: “Scusa, sai l’ora?” Per rispondere letteralmente a questa domanda basterebbe sire “Si” o “No”, cosa che naturalmente farebbe sorridere o irritare. E’ chiaro che la risposta comune a questa domanda è quella di dire che ora è.
L’importanza dell’aspetto del contenuto cioè della comunicazione verbale va al di là del significato logico-razionale ed abbraccia la sfera emotiva e relazionale.
Un’ altro aspetto importante di questo assioma è che la comunicazione non verbale è più determinante di quella verbale in caso di incongruenza tra le due.
Faccio un esempio per spiegare meglio questo concetto: una persona (A) dice verbalmente che verrà ad un appuntamento, mentre non verbalmente si spazzola simbolicamente una manica. In questo esempio l’interlocutore (B) andrà via con la sensazione più o meno cosciente che l’interlocutore abbia mentito.
In questo caso la persona A non ha voluto dire di “No” apertamente, allo stesso tempo il suo non verbale ha espresso un vero e proprio comando: “Non credermi!”, che è tanto più subdolo quanto subliminale.
Ben inteso, questo non è affatto un invito ad usare questo tipo di comunicazione, quanto piuttosto ad imparare a riconoscere le frequenti incongruenze tra comunicazione verbale e non verbale.
Terzo assioma: La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione fra i partecipanti
Attraverso la punteggiatura la comunicazione viene scomposta in modo che si possa identificare chi è la persona che parla e chi la persona che ascolta. Per punteggiatura si intende una sequenza di punti o frecce che indicano momento per momento chi parla e chi ascolta, come nella figura che segue.
Analizzando questo tipo di comunicazione possiamo notare che ogni atto comunicativo rappresenta contemporaneamente uno stimolo, una risposta e un rinforzo.
Ad esempio: Lui si chiude in se stesso… lei brontola.. lui si chiude ancora di più in se stesso.. lei brontola per il suo atteggiamento di chiusura.. e così via.
Questo è importante se consideriamo la speciale relazione che si instaura tra due persone che sono “ingessate” in ruoli rigidi, dove il comportamento del primo sostiene e rinforza la risposta del secondo, vedi le relazioni soccorritore/bisognoso; tiranno vittima; inquisitore/riservato; analizzante analizzato, ecc.
Da questa prima analisi sembrerebbe che in una relazione complementare sia l’agente ad influenzare la risposta del ricevente, ma le cose non sono così semplici.
Ad esempio, individuare in una data relazione di influenza chi è più difficile di quello che potrebbe sembrare.
A seconda del punto di vista, le cose possono cambiare, come dimostra la storiella del ricercatore e della cavia da laboratorio:
“Un ricercatore cerca di addestrare una cavia, associando alla risposta della cavia (abbassare la leva di una gabbietta) un rinforzo (fornire alla cavia un pezzo di formaggio).
Il ricercatore ritiene di aver condizionato la cavia a pigiare un tasto offrendogli del cibo ogni volta che lo fa.
Allo stesso modo qualcuno potrebbe asserire (partendo dal presupposto che il topolino non pensa) che sia stata la cavia ad addestrare il ricercatore perché tutte le volte che gli fornisce uno stimolo (abbassare la leva di una gabbietta) ottiene dal ricercatore la medesima risposta (un pezzo di formaggio)
Questo esempio dimostra che: non esiste una punteggiatura “oggettiva”
- cioè non si puo’ identificare in maniera oggettiva chi sta comunicando a chi, ovvero chi è il mittente e chi l’ascoltatore, né chi sta influenzando chi. In una relazione c’è uno scambio continuo di atti comunicativi, tale che ci si influenza a vicenda continuamente.
Questo ha delle implicazioni enormi quando analizziamo le relazioni di coppia, particolarmente quelle in conflitto o in crisi dove ciascuno sostiene di aver ragione e colloca il torto esclusivamente dall’altra parte.
Quarto assioma: La Comunicazione si suddivide digitale (quella verbale) e analogica (non verbale).
La “comunicazione digitale” è quella verbale ed atiene al piano del contenuto
Parole à PIANO DEL CONTENUTO
La “comunicazione analogica” è data da Comportamenti, atteggiamenti, postura, tono della voce etc.
Una dimostrazione pratica di questo assioma può esser rappresentata dalla seguente situazione: a volte accade che una persona esprima un disaccordo nei confronti di un interlocutore, non tanto perché non condivide ciò che sta dicendo, quanto perché a livello relazionale nutre una mancanza di stima o sentimenti di invidia verso questa persona.
Mentre è esperienza comune quella di essere molto più tolleranti nei confronti di affermazioni che non condividiamo quando sono pronunciate da persone di cui abbiamo una profonda stima, riuscendo a trovare all’interno delle sue affermazioni l’aspetto che più si avvicina nostro modo di intendere.
Passando dalla parte del ricevente che deve decodificare una comunicazione, la traduzione da un piano logico verbale a quello analogico non verbale, presenta però spesso delle difficoltà, dal momento che il materiale analogico può dar luogo ad interpretazioni diverse tra loro, talvolta addirittura incompatibili.
Ne sono degli esempi quegli atti comunicativi non verbali che possono avere un significato opposto in due culture diverse.
In altri casi una predisposizione preconcetta verso un interlocutore può farci vedere solo quello che conferma la nostra idea: in questo caso il margine di errore nella interpretazione dei segnali non verbali può essere altissimo.
Quinto assioma: Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza
1) In generale, uno scambio complementare si instaura fra persone che hanno una relazione ma non sono sullo stesso piano per potere, ruolo comunicativo, autorità sociale, interessi.
Esempi di relazione complementare.
•Medico-paziente
•Capoufficio-segretaria
•Genitore-figlio
•Insegnante-allievo
•Consulente-cliente
Naturalmente questa complementarietà in una relazione viene facilitata in alcuni casi è contrastata in altri.
Il fatto che all’interno di una classe un ragazzo si comporti da bullo può causare la sottomissione da parte degli altri alunni ai suoi atteggiamenti violenti. Una simile accettazione può comportare, a sua volta, un ulteriore aumento di atteggiamenti violenti da parte del “bullo” e un ulteriore sottomissione da parte dei compagni, e così via.
2) In generale, uno scambio simmetrico avviene fra interlocutori che si considerano sullo stesso piano, e che hanno ruoli sociali analoghi.
Una relazione si definisce simmetrica quando due interlocutori sono sullo stesso piano per potere, ruolo comunicativo, autorità sociale, interessi.
In questi casi è possibile che si verifichi una situazione di conflitto.
Per spiegare meglio questo concetto possiamo pensare alla situazione che può venire a crearsi allo stadio tra tifoserie opposte. Il fatto che allo stadio alcuni tifosi incitino calorosamente la propria squadra può comportare, una risposta simmetrica, cioè anche i tifosi avversari rispondono con un tifo altrettanto sfrenato. La risposta può fare aumentare il tifo dei primi supporter, che a loro volta farà aumentare la risposta dei secondi, e così via.
Altri esempi tipici di questo sono:
Due persone che si trovino ad essere antagonisti in quanto concorrenti per lo stesso ruolo.
Gelosie di tipo relazionale. Ad esempio quando due donne siano rivali in amore perché entrambi pretendenti per una stessa donna.
È importante avere ben presente che le caratteristiche della simmetria e della complementarietà non hanno connotazioni particolari di per sé (non sono buone o cattive) ma assolvono a determinate funzioni; la flessibilità nel loro utilizzo può consentire di realizzare scambi simmetrici anche nelle relazioni comunicative culturalmente più complementari per esempio tra genitore e figlio e viceversa scambi complementari in relazioni culturalmente simmetriche per esempio nella vita di coppia.
In quest’ultimo caso all’interno di una relazione paritaria si raggiungono degli equilibri e accordi a volte taciti in cui in determinati settori uno riconosce una maggior competenza dell’altro ed è disposto a lasciargli “lo scettro” o delegare all’altro la responsabilità di portare a termine un compito.
Ben lungi dall’essere esaustivo con questo articolo ha cercato di rendere comprensibile con un linguaggio divulgativo il significato e le loro implicazioni nella vita quotidiana degli assiomi sulla comunicazione formalizzati della scuola di Palo Alto. Il testo per quanto dotato rimane un “must” per tutti coloro che si occupano di comunicazione.

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