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a Ravenna

Da Guchippai
a Ravennaieri sono stata a Ravenna perchè volevo vedere una mostra fotografica collettiva alla quale partecipava una persona che ho conosciuto sul faccialibro e che fa parte dei giro dei fotografi analogici (che chiamarli lomografi... boh! non riesco a decidere se come definizione è più o meno adatta dell'altra). il piano originale prevedeva che ci stessi tutto il giorno e che ne approfittassi anche per portare qualche cadavere alla riparatrice di macchine fotografiche, la quale però non mi risponde al telefono. a parte ciò, mi sono dovuta ridimensionare al solo pomeriggio per motivi famigliari. avrei anche voluto andare in treno, ma pare che sia più semplice arrivare a Bari che fare su rotaia i trenta chilometri che mi separano da quello che tra l'altro è pure il capoluogo della mia provincia. Ravenna è l'inferno dei sensi unici; se non si prova, non ci si crede. a parte ciò, ha una viabilità demenziale e perversa, tale che non solo è facile perdersi, ma che per fare un tragitto che in linea d'aria sarebbe breve, ti costringono al giro del mondo. ecco perchè ogni volta che devo andare in auto a Ravenna mi viene l'orticaria. di conseguenza ho cacciato l'auto in uno dei soli due parcheggi ai quali riesco ad arrivare senza bestemmiare in turco e, per il resto, sono andata in giro a piedi. cioè: in pratica devo aver fatto tra i nove e i dieci chilometri (calcolo approssimativo ottenuto grazie a Google Maps). la mostra mi è piaciuta, alcune foto erano proprio belle. finito lì ho espletato alcune necessità fisiologiche (ovvero ho fatto la pipì e ho bevuto come un cammello, perchè faceva caldo e camminare per due chilometri e mezzo sotto il sole ha richiesto mezzo litro d'acqua per recuperare) e poi sono andata alla Darsena. è dall'anno scorso che ci voglio tornare, e questa volta sono arrivata fino in fondo alla parte di canale compreso fra via Darsena e via Attilio Monti. è stata una battaglia continua contro la nuvola di Fantozzi, che non era nemmeno enorme, ma che si piazzava davanti al sole non appena trovato uno scorcio da fotografare. alla fine si è tolta dal mezzo una volta per tutte e così, come da programma, sono riuscita a provare una macchina e una pellicola nuove (chissà che ne è uscito!). la zona è disabitata per larga parte perchè ci sono dei grandi capannoni industriali inutilizzati da anni. si parla di riqualificarla da parecchio, ma solo pochi edifici sono nuovi; uno di questi è il complesso della foto in alto, che è molto particolare. non avevo il grandangolo ed è entrato al pelo dentro al cinquantino. se adesso qualcuno volesse darmi dell'incosciente perchè vado in giro da sola in luoghi deserti e malfamati, lo tranquillizzo subito: in effetti era tutto così deserto che non c'erano manco i malintenzionati; ho incontrato solo tre uomini di una certa età che stavano pescando, uno dei quali corredato di nipotino cinquenne. alla fine sono riuscita anche a tornare a casa puntuale per cena, dopo essermi goduta la calda luce della sera (la mia preferita, soprattutto in questo periodo) ed un rosso tramonto: che cosa si può pretendere di più?

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