di Alfonso Nannariello
Spesso la Grande Guerra aveva messo i soldati da questa e l’altra parte dei reticolati occhio contro occhio, baionetta contro baionetta.
Appena un poco prima, quando il porpora dell’aurora allora si imbiancava, tra i soldati stanchi e ancora mezzi addormentati, si propagava una voce che faceva sobbalzare. A quel rimbalzo improvviso del cuore un sistemarsi di elmi, un incrociarsi di armi, un mettersi a posto, in assetto. Si riaccendevano gli occhi al furore e riprendeva a vibrare l’istinto in agguato. Coi polsi che battevano forti e i respiri più corti, in quello spalto di terra, con le labbra gonfie di sdegno e i denti serrati, aspettavano il grido che gettava all’assalto.
Coro delle loro donne
Noi preparammo
corone per le loro fronti
bende per le loro ferite.
Noi li amammo crudeli
quando la crudeltà era diritto e dovere.
Noi tendemmo loro
braccia e sospiri, trovandoli
belli fra le stragi e gli orrori.