A ROMA HANNO PERSO TUTTI
Ma soprattutto, relegati a comprimari, dall’incapacità di affrontare l’annoso problema di ordine pubblico che è sempre da noi una partita di calcio.
Non c’è immagine che possa rappresentare il concetto meglio di Genny a’ Carogna, imparentato con i clan, già diffidato, vestito d’una maglietta che invocava la libertà per l’assassino del commissario Raciti.
Tutta Italia l’ha visto in Tv mentre, sotto gli occhi del capo del Governo e del presidente del Senato, arrampicato su una transenna, riceveva, a nome della curva, “rassicurazioni” dal capitano del Napoli Hamsik, autorizzato a parlare con i tifosi, dai responsabili dell’ordine pubblico.
Sarà anche vero, come dice il questore, che non c’è stata trattativa, ma il solo fatto che il Genny di turno sia accettato come interlocutore, dà l’immagine di uno Stato in soggezione, incapace di governare una curva, quasi fosse una zona franca in cui vale un’altra legge.
I legami tra tifoserie e criminalità sono noti: lo Stato deve riprendersi il controllo delle curve se non vuole perdere pezzi nella partita della democrazia. E il calcio, se vuole rimanere uno sport, deve finirla di blandire delinquenti.