Magazine Asia
Il titolo di questo splendido lavoro di Ann Hui rappresenta bene lo spirito della vicenda: una storia semplice, quotidiana e piena di sentimenti genuini e mai forzati. In questi anni molte famiglie di Hong Kong emigrano in America lasciando gli anziani in qualche casa di riposo a finire la loro vita in sordina, la retta è pagata con soldi pubblici e non ci si sente più in dovere di ricordarsi di coloro che per la tradizione orientale andrebbero sempre onorati.
Ah Tao e Roger sono legati da un rapporto molto simile a quello tra madre e figlio, fatto di complicità, sguardi eloquenti e affetto sincero e disinteressato. La parabola discendente della donna è mostrata con assoluta naturalezza, come qualcosa di appurato e inevitabile. Ann Hui non gioca con le emozioni dello spettatore, si limita a documentare con delicatezza i giorni alla casa di riposo, con i fastidi e le piccole gioie che caratterizzano la vita di ognuno.
La regia si fa quasi invisibile, con la macchina da presa che sbircia i personaggi da dietro un angolo o una tenda e non invade mai i loro spazi. I volti sono indagati discretamente, senza morbosità. Andy Lau, affascinante cinquantenne, è come sempre un ottimo interprete, ma la vera mattatrice è la sublime Deanie Ip, giustamente premiata con la Coppa Volpi come migliore attrice a Venezia.
Film tecnicamente ineccepibile e coinvolgente senza forzare mai la mano per qualche facile lacrima, A simple life si candida senza dubbio come una delle migliori visioni del 2012.
Voto: 8 ½
Il film è uscito nelle sale italiane l'8 marzo e purtroppo non ha avuto la distrubuzione che meritava: qui trovate l'elenco dei cinema che lo proiettano. Trovo desolante che che si esauriscano posti per commediole di infimo livello e un lavoro di questa portata sia visto da una decina di persone a serata, tra cui uno yuppie che se n'è andato dopo mezz'ora e due ragazze cretine che dopo i titoli di coda sono scoppiate a ridere dicendo "oh ma che film triste!", dimostrando di non aver capito nulla di nulla. Mi rendo conto che il cinema asiatico sia purtroppo cosa per pochi, assolutamente di nicchia, ma mi deprime sapere che, di questo passo, sempre meno opere come questa saranno distribuite nel nostro paese.
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