Il cinema di Hong Kong per me è un insieme di giallo misterioso, avvolto da un pizzico di magia, con molta azione, esplosioni spettacolari, duellanti che si librano brandendo la spada e che si lanciano in un corpo a corpo simile ad una danza incorniciata da una fotografia ricca, dai molteplici toni che mai accecano, che impreziosisce i particolari di ogni sequenza. A questo punto se anche la storia imponesse di indossare il costume e fosse ambientata in un passato talmente lontano da ricreare atmosfere fantasy, avremmo un perfetto film wuxiapian alias “cappa e spada”, che riuscirebbe a conquistare qualsiasi platea.
Detective Dee è tutto questo e molto di più. E’ una lunga storia basata sui romanzi che narrano di un personaggio realmente esistito. Un vero e proprio detective di tanto ma tanto tempo fa, le cui gesta son giunte sino alla nostra tecnologica epoca e, anche se sicuramente arricchite di un’aura mitica, ci ammaliano e mettono in pace la sottoscritta con il cinema orientale dopo il demenziale cappa e spada (Scabbard Samurai) che si è sorbita in una piazza Grande gremita di estasiati cultori del genere.
Grazie al cielo qui abbiamo a che fare con Tsui Hark, un regista e produttore navigato, ben noto sia in patria sia a Hollywood, che ci ha in precedenza deliziato con “Seven Swords” e che ora ci trascina nella Cina dell’anno 690, nei giorni precedenti l’incoronazione della prima imperatrice donna, la regina Wu, moglie del misteriosamente defunto imperatore. Ambientazione tutta al femminile, in un vero matriarcato, in cui le abilità di un solo uomo (peraltro un oppositore del regime) potranno risolvere il mistero della fiamma fantasma che “uccide dall’interno”. Di Renjie è Andy Lau (apprezzatissimo in veste comica nella trasposizione cinese di What Women Want) che ci convince e ci trascina in una indagine lunga più di due ore, dai continui inaspettati risvolti, che trasudano saggezza senza mai appesantire una storia avvincente, ricca ed intricata sin dal prologo.
Assorbiti dalla storia, in pochi minuti indossiamo pure noi il mantello, ci sentiamo un po’ Miss (Marple) e poco Sherlock (Holmes) e, se chiudiamo gli occhi, ci pare di essere nella fantasiosa Cina che scorre sul grande schermo ad affiancare quel detective al quale l’esistenza ha sempre riservato prove molto dure. Una bella parabola della vita: il potere con i suoi intrighi, sotterfugi e doppi giochi e le scelte difficili che spesso impongono tanto coraggio e talvolta il sacrificio – senza mai dimenticare il senso del dovere, il concetto di fiducia e di umiltà. A ben vedere, siamo di fronte ad un’opera in costume che non ha nulla da invidiare agli action movie dominati dai palestrati di turno e che non dimentica la parabola. Come faccia a rimanere tutto in equilibrio non si sa, però ci sta, e noi dopo una bella sudata ora siamo stanchi ma appagati. Che film!
Consigliato per gli amanti di tutti i generi, che abbiano voglia di avventura e di trascorrere una serata senza paura di impugnare la spada