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Abbassare le tasse si può. In Spagna

Creato il 29 novembre 2014 da Capiredavverolacrisi @Capiredavvero

Abbassare le tasse per rilanciare la crescita, anche in tempo di crisi, è possibile. Soprattutto, è possibile abbassare le tasse che gravano sulle imprese e su tutti noi cittadini, senza alzare di nascosto quelle sul risparmio o senza rinviare al futuro improvvisi inasprimenti di Iva e accise, come invece sembrerebbe fare almeno in parte il Governo Renzi. Un esempio positivo, cui sarebbe bene ispirarsi, viene in questi giorni dal Governo della vicina Spagna, anche se i giornali italiani non sembrano avervi prestato finora troppa attenzione.

Lo scorso 20 novembre, infatti, il Parlamento iberico ha approvato una riforma del sistema fiscale proposta in estate dal Governo guidato dai Popolari di Mariano Rajoy. Il Wall Street Journal, quotidiano economico americano, ha dedicato alla riforma uno dei suoi editoriali, intitolato “L’esemplare riforma spagnola”. In estrema sintesi, l’aliquota dell’imposta sulle società, oggi al 30%, scenderà gradualmente al 28% l’anno prossimo e poi al 25% nel 2016. Oggi, tenendo conto delle sole Ires e Irap, Kpmg stima che l’aliquota per le imprese italiane sia di già superiore al 30% spagnolo, attestandosi al 31,4% (vedi qui il confronto: Corporate tax rates table). Come spiegato nei dettagli dagli analisti di PricewaterhouseCoopers, il nuovo assetto fiscale premierà inoltre le aziende che si finanzieranno con l’equity invece che attraverso nuovo debito (qui il rapporto di PwC: Spain proposes major tax reforms).

Contemporaneamente il governo di Madrid ha semplificato le aliquote dell’imposta personale sul reddito che diventeranno 5, dalle 7 che erano finora. Le stesse aliquote scenderanno, portando a un abbassamento medio del 12,5% dell’Irpf (Impuesto sobre la renta de las personas físicas), cioè la nostra Irpef. Sui redditi inferiori a 24mila euro, che sono il 72 per cento del totale, l’alleggerimento sarà addirittura del 24 per cento. L’aliquota sui redditi più bassi passerà dal 24% attuale al 19% nel 2016; quella più alta (che però riguarderà tutti i redditi sopra i 60mila euro annui e non più solo quelli sopra i 300mila euro) scenderà dal 52 al 45 per cento.

Nemmeno la tassazione del risparmio rimarrà immutata, come ha osservato l’analista Mario Seminerio sul suo blog Phastidio.net: “La Spagna, come noto, adotta un sistema di imposte sostitutive per ottenere un effetto di progressività nell’imposizione sui redditi di capitale (altra cosuccia che i baldi progressisti italiani neppure conoscono, impegnati come sono a discettare di patrimoniali). Sino a 6.000 euro annui di redditi da capitale l’imposta sostitutiva passerà dall’attuale 21% al 20% nel 2015 e al 19% nel 2016. I redditi da capitale sopra i 50.000 euro saranno tassati al 22% nel 2015 e al 21% dal 2016. Sopra questa soglia, l’aliquota scenderà dal 24% del 2015 al 23% del 2016. Oggi, sopra i 24.000 euro di redditi di capitale annui si paga il 24%. Queste aliquote si applicano anche alla tassazione delle plusvalenze di breve termine, che invece oggi pagano tra il 52 ed il 56% se realizzate in meno di 12 mesi”.

Dove si troveranno le risorse per coprire questi sgravi fiscali? Saranno essenzialmente tre le leve utilizzate dalla Spagna. Il paese innanzitutto ha ottenuto dall’Unione europea che il suo rapporto deficit/pil possa fermarsi quest’anno al 5,5% e scendere al 4,2% l’anno prossimo (mentre l’Italia insegue inutilmente dal 2011 il pareggio di bilancio, e oggi comunque ha già raggiunto il 3%). Inoltre la riforma fiscale spagnola prevede anche una razionalizzazione e quindi l’eliminazione di alcune detrazioni fiscali considerate distorsive, il che ovviamente potrebbe almeno in parte ridurre l’effetto del taglio delle aliquote. Infine il Governo punta apertamente a incamerare maggiore gettito fiscale grazie alla maggiore crescita che sarà generata dalla riforma: infatti il prodotto interno lordo della Spagna crescerà dell’1,3% quest’anno, mentre l’Italia segnerà ancora recessione, e poi addirittura del 2% nel 2015. Meno tasse per più crescita, è la giusta scommessa.

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