Magazine Diario personale

Abbasso la realtà/2 - Il tempo inutile

Da Anacronista
I consueti pipponi del blog sono in sciopero, passiamo alle cose serie.

In effetti, senza una certa dose di tempo inutile sbrocco. A intervalli regolari devo rifarmi il nulla, regredire a uno stato pre-logico che mi consenta di ritrarmi dalla coazione a esistere per mezzo di azioni, parole, fini, cause-effetti, collocazioni, ecc. Bisogna sottrarsi alla morsa della logica e del tempo lineare, del tempo che ha un fine, bisogna sottrarsi al progetto e alla scadenza, occorre venire meno al tempo e togliersi al senso, trastullarsi nell'informe.

Bisogna farlo proprio perché non è possibile.
C'era G. che parlava di quei momenti in cui non fai un cazzo, proprio niente, e questo niente è totalizzante e rinfrescante come una cascata di acqua fresca in un deserto. No agriturismi, no vacanze relax*: ho detto acqua fresca, niente e deserto. Il tempo inutile non toglie il deserto, lo rende solo più umano: dal deserto non si scappa.
E' un lusso. Il tempo inutile, se non è un diritto, me lo arrogo: ci sono diritti che vanno arrogati. Tipo, continuare ballare mentre tutto va a pezzi, ridere facendosi largo nella valle di lacrime, creare cocciutamente microresistenze affettive nel degrado. Ci tengo molto a questo concetto, delle microresistenze affettive. E nel tempo che corre, nella fretta del risultato, il tempo inutile va arrogato. Me lo devo, me lo devo troppo. Fa parte della mia guerra.
Ho perso il mio tempo inutile - lo perdo continuamente, ed è un delitto -, perdere questa zona informe e fulgida sottratta al ricatto operativo è fatale, mi sento un'automa senza il mio tempo inutile. Non parlo di "hobby". Parlo di quella zona franca senza nome che collima con la fantasia, l'amore, la musica e il nulla: il gratis della vita. (Cioè, la vita).
*non che mi facciano schifo, eh.

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