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Durante queste vacanze, ho sviluppato una passione per un autore nominato per caso da un mio contatto su Facebook: Joe Abercrombie.
Dopo aver comprato un suo libro in offerta, non ho resistito e ho preso in biblioteca l'intera First Law Trilogy. Speravo o che non mi piacesse o di riuscire a staccarmene, e invece dopo aver finito il primo libro ho comprato il resto sul Kindle Store per poter continuare a leggere in Grecia.
(Lo zaino è tiranno, soprattutto se associato al traghetto: non puoi portarti tutti i libri della biblioteca come quando andavi a Levanto in macchina)
No, non stiamo parlando di Martin, anche se i due vengono accostati spesso. Come minimo, Abercrombie è più tenero coi suoi personaggi. È più prevedibile, usa un linguaggio talmente tipico da diventare quasi uno stereotipo (se leggo il verbo "reckon" ormai penso a lui in automatico).
Però sta sicuramente una spanna sopra rispetto ai comuni scrittori di fantasy. Prima di tutto perché in realtà nei suoi libri il fantasy è marginale: sì l'azione si svolge in luoghi non esistenti, tipo Terra di Mezzo o Westeros, sì c'è la magia ma è semplicemente una forma di potere, sì ci sono creature non umane ma potrebbero benissimo essere un popolo diverso o macchine da guerra.
E poi, signori miei, che personaggi. Tipo l'inquisitore Glotka, ex eroe di guerra, un tempo ambito da tutte le donne, trasformato in uno storpio da anni di tortura ma dotato di un meraviglioso humor nero. O tipo Logen Novedita, che si trasforma nel Bloody Nine quando è nel furore della battaglia. E non dimentichiamoci quel vecchio bastardo di Bayaz, che gioca all'Allegro Demiurgo.
Dopo aver finito la First Law Trilogy e Best Served Cold (libro standalone che però utilizza alcuni personaggi minori della trilogia), ho fatto l'errore di leggere il free sample di Half a King, inizio di una nuova trilogia.
(Peraltro: l'idea dei free sample che non sono solo due capitoletti, ma circa un quinto del libro, è vincente: come si fa a non voler sapere come va a finire?)
E mi sono comprata il libro intero, grazie al wi-fi dell'aeroporto di Atene, dove ho trascorso una notte.
Manco a dirlo: l'ho finito in un giorno.
Non saranno capolavori immortali, ma accidenti se filano.
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