La prima volta che ne ho sentito parlare, l'Accabadora mi è stata descritta come colei che dava la vita ma anche la morte. Si occupava di aiutare le donne incinte a partorire ma anche i moribondi a lasciare questo mondo con un po' di dignità. Ai giorni nostri pronunceremo la parola eutanasia non senza pensare alle complicazioni etiche e morali che questa comporta. Come si può scrivere in modo così aggraziato di un argomento tanto particolare? Bisognerebbe chiedere a Michela Murgia che si è proprio meritata il suo Premio Campiello nel 2012 per questo romanzo.
La storia racconta di una donna misteriosa che prende in casa a vivere con se' una ragazzina. Il motivo? Non ve lo dico. E cosa succede dopo? Neanche.
Posso solo dirvi che se volete vedere la Sardegna vera, quella autentica dei miei nonni, potete farlo perdendovi tra quelle pagine, scoprendo quella figura antica che è s'accabadora.
Pian piano scoprirete i suoi segreti e le tradizioni perdute di un ruolo senza tempo.


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