Il Tar del Lazio ha dato ragione al ricorso della Rai contro AgCom, sostenendo che non ci sono state le violazioni di pluralismo nei programmi di Rai3 ‘In mezz’ora’ di Lucia Annunziata e ‘Che tempo che fa’ di Fabio Fazio. Lo rende noto “Il Mattinale”, la nota politica redatta dallo staff del gruppo Forza Italia della Camera dei deputati, aggiungendo che “il Consiglio di Stato dirà la parola definitiva”. La decisione dell’Agcom era arrivata dopo le denuncie presentate da Renato Brunetta. “Le motivazioni suscitano insieme sconcerto e un senso di liberazione – si legge su Il Mattinale -. Infatti, scrive il Tar, ‘per stabilire se una trasmissione d’informazione rispetti i principi ‘di pluralità e parità di trattamento’ non è particolarmente significativo il numero degli esponenti di ciascun raggruppamento politico, e la quantità di tempo a ciascuno di essi dedicata’. In definitiva, sempre secondo il Tar, ‘il meccanismo quantitativo’ non vale, e deve cedere il campo a ‘criteri qualitativi’”. “Di conseguenza – scrive ancora – salta qualsiasi possibilità di riferirsi a dati incontrovertibili per certificare o meno il pluralismo e la parità di trattamento. Tutto è lasciato alla valutazione di chi fa i programmi e all’editore che pure ha sottoscritto un contratto di pubblico servizio. Questo genera sconcerto e una certezza: chi ha il possesso delle chiavi della Rai e soprattutto di Rai3 la userà ancora più serenamente come casamatta della propria cultura e parte politica”. “Il senso di liberazione – si legge ancora –nasce dal fatto che siamo alla perfetta deregulation, alla famosa prateria del Far West, dove chi occupa un territorio, lo circonda con la palizzata e guai a chi ci mette becco. Liberi tutti. Televisioni pubbliche e private, di servizio pubblico o commerciale, gestiscano secondo la loro idea di qualità quel che vogliono. E salta anche la par condicio, perché costringere in tempi obbligati questo o quel partito in campagna elettorale? Non è quello il pluralismo, dice il Tar. Il pluralismo è a discrezione di chi fa la televisione. Purché sia di ‘qualità’, ovvio. E chi la giudica, questa qualità? Gli intellettuali e i politici ospiti costanti di Fazio e dell’Annunziata. Logico, sono la crème. Sconcertante, liberatorio. In che mani siamo”.
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Accolto il ricorso della Rai contro Agcom: nessuna violazione del pluralismo da Fazio e Annunziata (Ansa)
Creato il 05 febbraio 2014 da Nicoladki @NicolaRaiano
Il Tar del Lazio ha dato ragione al ricorso della Rai contro AgCom, sostenendo che non ci sono state le violazioni di pluralismo nei programmi di Rai3 ‘In mezz’ora’ di Lucia Annunziata e ‘Che tempo che fa’ di Fabio Fazio. Lo rende noto “Il Mattinale”, la nota politica redatta dallo staff del gruppo Forza Italia della Camera dei deputati, aggiungendo che “il Consiglio di Stato dirà la parola definitiva”. La decisione dell’Agcom era arrivata dopo le denuncie presentate da Renato Brunetta. “Le motivazioni suscitano insieme sconcerto e un senso di liberazione – si legge su Il Mattinale -. Infatti, scrive il Tar, ‘per stabilire se una trasmissione d’informazione rispetti i principi ‘di pluralità e parità di trattamento’ non è particolarmente significativo il numero degli esponenti di ciascun raggruppamento politico, e la quantità di tempo a ciascuno di essi dedicata’. In definitiva, sempre secondo il Tar, ‘il meccanismo quantitativo’ non vale, e deve cedere il campo a ‘criteri qualitativi’”. “Di conseguenza – scrive ancora – salta qualsiasi possibilità di riferirsi a dati incontrovertibili per certificare o meno il pluralismo e la parità di trattamento. Tutto è lasciato alla valutazione di chi fa i programmi e all’editore che pure ha sottoscritto un contratto di pubblico servizio. Questo genera sconcerto e una certezza: chi ha il possesso delle chiavi della Rai e soprattutto di Rai3 la userà ancora più serenamente come casamatta della propria cultura e parte politica”. “Il senso di liberazione – si legge ancora –nasce dal fatto che siamo alla perfetta deregulation, alla famosa prateria del Far West, dove chi occupa un territorio, lo circonda con la palizzata e guai a chi ci mette becco. Liberi tutti. Televisioni pubbliche e private, di servizio pubblico o commerciale, gestiscano secondo la loro idea di qualità quel che vogliono. E salta anche la par condicio, perché costringere in tempi obbligati questo o quel partito in campagna elettorale? Non è quello il pluralismo, dice il Tar. Il pluralismo è a discrezione di chi fa la televisione. Purché sia di ‘qualità’, ovvio. E chi la giudica, questa qualità? Gli intellettuali e i politici ospiti costanti di Fazio e dell’Annunziata. Logico, sono la crème. Sconcertante, liberatorio. In che mani siamo”.
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