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Opera prima del grande Carlo Lizzani, storia di partigiani di montagna e di uno sciopero operaio, ambientata nella periferia di Genova. Assomma in una cornice corale e neorealista numerose tematiche della lotta di resistenza. Film interessante quindi, anche semplicemente dal punto di vista dei contenuti (che van presi con le pinze però), e per una caratteristica quasi unica: fu prodotto con una sottoscrizione di azioni da 500 lire sottoscritte in massima parte da operai dell'epoca, soldi che confluirono in una cooperativa che poi finanziò il film. Altri tempi.
Dopo il "Proclama Alexander" del 13 Novembre 1944, le cui ragioni poi si scoprì erano ben più politiche che tattiche, i partigiani ripresero le loro iniziative. Certo, dovettero superare un comprensibile momento di sbandamento/riflessione, dato che si aspettavano un intervento degli alleati, e conseguente liberazione delle città da nazisti e fascisti, prima della fine dell'anno. Questo è il periodo nel quale la banda che ritrae il film, non connotata politicamente, è costretta a scendere in città per prelevare un rifornimento di armi che è stato depositato in una fabbrica. Un viaggio in "campo aperto" e da compiere di giorno, decisamente pericoloso. Alla fabbrica è in corso uno sciopero e i tedeschi che la controllano decidono che tutti i macchinari devono essere smontati per essere trasferiti in Germania. Partigiani ed operai uniti si opporranno a questo trasferimento, prima con un boicottaggio poi con un'inevitabile scontro sanguinoso...
Dicevo delle "numerose tematiche" affrontate, e questo è proprio il problema principale del film: sono Troppe. Con l'intento di voler mostrare quante più cose abbiano caratterizzato quegli eventi, nessuna di esse viene approfondita e alla fine risulta essere certamente un film piacevole (Lizzani già esprime il suo talento d'eccellenza per le scene di azione), realista sì ma in modo superficiale. Con l'intento di arrivare a tutti, con un film "facile", s'è accontentata la maggior parte degli spettatori ma non i più esigenti, o per meglio dire i più preparati sull'argomento, e una cosa non esclude l'altra.
Già il titolo non m'ha del tutto soddisfatto. I nazisti scrivevano "Achtung! Banditen!" sui cartelli piantati nei terreni dopo le rappresaglie e persino appesi al collo di chi impiccavano. Quel passaggio dei partigiani per la cascina nascondendosi da pattuglie nemiche è troppo semplice. Nella casa in collina del diplomatico (figura mellifluamente bifronte, molto interessante) il resto della banda che attende quelli andati in ricognizione alla fabbrica hanno comportamenti poco realistici. Lo sciopero si poteva anch'esso spiegare meglio, non è argomento da far passare senza parlare di come le fabbriche in grado di produrre e manutenere gli armamenti fossero preziose per i tedeschi (questo si evince...) e di quanti dubbi ebbero gli operai se continuare a lavorare, per mantenere in vita sé stessi e la fabbrica per il loro futuro, oppure boicottare, rischiando però di vedere macchinari e maestranze deportati in Germania (...e questo no). L'adunata delle donne, mogli e madri degli operai assediati nella fabbrica, bel momento di grandi riprese, ma troppo breve. E dimenticando qualcosa, mi tengo come dolcetto finale gli alpini, presumibilmente della famigerata divisione Monterosa che si mise al servizio della repubblica sociale di mussolini, che troppo facilmente dopo essere intervenuti in difesa di un partigiano si uniscono alla sua banda: non andavano così le cose, le annessioni di quei disertori avvenivano, certo, pure incentivate ma erano molto più sofferte.
Caro Lizzani, rinnovandoti mia eterna stima ti dico che questo film è bello e, ripeto, piacevole per tutti senza essere scomodo per nessuno. Ottima la fattura, bravi la giovane Gina Lollobrigida e Andrea Checchi (vorrei citare anche la procace contadinella molto affine alle mie fantasie erotiche ma non so chi è). Lo metto nel mio Partenone anche per i suoi presupposti, sia produttivi che d'intenti, per essere uscito in un periodo che troppi già cercavano il "tarallucci e vino". A distanza di tanti anni risulta essere neorealista nello stile e non molto realista nella sostanza. C'era materiale (ma non soldi) per tre ore di film, allora avremmo avuto un'opera da Olimpo.
Su wiki qualcuno ha scritto che questo film è "generalmente considerato il suo migliore" riferendosi al regista, ma a mio parere non lo è proprio per niente. Ne cito solo uno tra quelli suoi d'eccellenza: "Il gobbo". Per non parlare di capolavori, secondo chi scrive, come "La vita agra" e "San Babile ore 20: un delitto inutile".
In ogni caso, film senza dubbio da vedere.
Robydick
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