[Acidi e basi] Dal brodo di coltura alla minestra riscaldata: gli indignados all’italiana

Creato il 17 ottobre 2011 da Subarralliccu @subarralliccu

Sabato scorso, a un certo punto, una parte del corteo dei cosiddetti indignados, ha contestato Marco Pannella per il comportamento dei Radicali alla Camera in occasione del voto di fiducia al Governo. Dopo aver ricevuto epiteti come “venduto”, “infame” e “schifoso”, Pannella è stato colpito da un elegante sputo.

Questo episodio – che ovviamente è facile derubricare come isolato e non rappresentativo – è significativo di quel che è stata la manifestazione del 15 ottobre a Roma. Quel gruppo di indignados – sceso in piazza sostanzialmente per gridare slogan sul diritto al default, a non pagare il debito (e tralasciamo il corto circuito creato da sedicenti antiliberisti che sventolano una bandiera puramente liberista come il diritto al default) – se l’è presa con il massimo rappresentante di un partito che da decenni si batte contro il debito pubblico. La ragione della contestazione era quindi di pura politica interna – non essersi battuti con sufficiente vigore contro Berlusconi – e peraltro fondata su un’assoluta falsità (il voto dei Radicali è stato infatti ininfluente ai fini del raggiungimento del numero legale).

Senza voler entrare nel merito del comportamento dei Radicali alla Camera, è evidente che questo episodio racconta qualcosa che nessuno dice della manifestazione del 15 ottobre. Qualcosa che chi c’era sa e chi non c’era, con un po’ di impegno, ha capito. Qualcosa che, in fondo, spiega anche quello che è successo. Il punto è che non era una manifestazione di indignados. Erano indignati, certo, ma con quel movimento non avevano nulla a che fare.

Gli indignados di Madrid – il Movimiento 15-M – non erano semplicemente oppositori del governo in carica, erano e sono indignati contro un sistema politico che non li rappresenta, un sistema che comprende tutti i partiti che si sono alternati al governo del Paese senza mai dare risposte adeguate alla loro speranza di futuro.
Sabato in piazza si chiedevano le dimissioni di Berlusconi, sfilavano le bandiere di Sinistra Ecologia e Libertà e Rifondazione, sfilavano i Cobas e il Popolo Viola. Era in fondo la solita manifestazione italiana. C’erano gli studenti e c’erano i precari, ma c’era soprattutto un enorme cappello antigovernativo, molto più che anti-sistema a soffocare sul nascere l’idea di un movimento di indignados italiani.

In questo contesto, gli anti-sistema veri sono stati i cosiddetti incappucciati, i “neri”, che si sono facilmente mescolati fra i manifestanti e vale la pena chiedersi perché solo in Italia, solo a Roma  – erano più di 800 le città coinvolte nell’evento (a proposito, perché una sola grande manifestazione a Roma anziché una capillare rete di manifestazioni in più città?) –  questo sia accaduto.
Una timida risposta, non l’unica, la si trova nelle reazioni ai fatti di sabato.
C’è ovviamente chi ha minimizzato – “erano solo un centinaio” (sic!) – e chi ha accusato le forze dell’ordine d’aver gestito male la sicurezza – cosa peraltro probabile. Ci sono poi naturalmente i complottisti che da subito – quasi per una sorta di riflesso condizionato – hanno insinuato che Maroni avesse infiltrato il corteo per tornaconto del governo. E in questo susseguirsi di prese di posizione che hanno cercato sostanzialmente di scaricare le responsabilità e rimuovere la questione – rimuovere è sempre più comodo che affrontare – non sono mancati coloro i quali hanno apertamente giustificato la violenza e la devastazione, paragonandosi nientemeno che ai Siriani repressi da Assad.

Un tempo – erano gli Anni di Piombo – si parlava di brodo di coltura, oggi è forse prematuro e scorretto richiamare certe espressioni. Sarebbe però utile riflettere su quella sorta di zona grigia che in nome dell’indignazione considera legittimo sputare in faccia a Pannella – e magari far di peggio a Berlusconi – e che forse non alzerebbe mai un dito in piazza ma giustifica come una normale, seppur forte, manifestazione di dissenso attaccare i carabinieri con spranghe, bombe carta, estintori.


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