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“Acqua in bocca” di Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli
E va bene, lo ammetto! Non ho mai letto un libro di Camilleri. La cosa che mi ha sempre fermato nell'acquistare un libro di una persona che stimo umanamente per le iniziative a cui partecipa e per le dichiarazioni che rilascia (soprattutto per quanto riguarda la vicinanza con Don Ciotti e Libera), era quella specie di “gramelot” siciliano, quella commistione tra dialetto e italiano che Camilleri usa nelle vicende del commissario Montalbano.Lucarelli invece è sempre stato uno dei miei scrittori e personaggi televisivi preferiti; ho letto e visto molti prodotti in cui era protagonista o autore.L'idea di avvicinarmi quindi di soppiatto, di prendere il commissario Montalbano in piccole dosi alternato con un personaggio che conoscevo, mi rassicurava. Ci si aspetta, dunque, un prodotto di alta qualità mettendo insieme due autori capaci e consolidati.Ma...
Ci sono delle pecche in questo prodotto apparentemente infallibile.La prima cosa che risulta evidente è la lunghezza del libro: possono due autori di gialli esprimersi in coppia (quindi con lo spazio dedicato suddiviso a metà) in 100 pagine? La risposta è sì, si può fare. Ma non in questo caso.
Il libro è organizzato come una raccolta di lettere, documenti, foto, dossier e messaggi nascosti che riguardano un caso che l'Ispettore Grazia Negri si è ritrovata a voler risolvere nonostante le pressioni dei suoi capi che la intimano di fermarsi. Chiede allora l'aiuto di Salvatore Montalbano e comincia così una collaborazione epistolare e di scambio reciproco di dati.All'inizio l'idea è intrigante e divertente. Ben presto avanzando con la lettura ci si rende conto che alla velocità con cui si svolge la vicenda non si può avere una completezza della storia che soddisfi pienamente un qualsiasi lettore di gialli che si rispetti.
Se vogliamo usare un termine forte direi che è una “marchetta” di due personaggi consolidati il cui scopo è sostanzialmente marketing di basso livello.Non travisate le mie parole, però. Non che sia scritto male, diciamo che è scritto e basta.Paradossalmente la minimum fax ha creato qualcosa di qualità intorno a questo romanzo più che fra le sue pagine. Difatti se vi è capitato di scorrazzare per il web cercando informazioni su questo libro sarete senz'altro incappati in alcuni video in cui i due autori s’incontrano e dibattono sul tema della letteratura gialla e noir. Filmati molto interessanti che vi suggerisco qui e qui. Rileggendo il libro dopo aver visto questi due contenuti, in qualche modo si rivaluta il lavoro, come se “ACQUA IN BOCCA” fosse semplicemente il capitolo finale di un libro molto più ampio.Un libro che comprenderebbe virtualmente tutta l'esperienza di due scrittori molto capaci nel loro genere (e non solo) e tutti i loro libri.A questo punto è chiaro che cento pagine non sono sufficienti per un lavoro di questo tipo, ma allo stesso tempo non possono essere di più.È la vecchia battuta per il quale uno è poco e due sono troppi.
In conclusione, nonostante tutto, il parere su questo libro rimane tutto sommato neutrale (personalmente avrei visto meglio questo tipo di iniziativa a livello televisivo, in una puntata speciale del commissario Montalbano), non mi ha entusiasmato e neanche depresso. Non mi viene in mente nessuna figura migliore per descrivere questo libro come un antipasto, uno di quelli che ti serve per aprire lo stomaco verso le portate principali.Il romanzo è un succulento stuzzichino che ti spalanca le porte a due autori che sicuramente vanno scoperti e amati dagli appassionati del settore.
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