Comunicato stampa del Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune:
Il Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune apprende con sdegno la bocciatura alla Camera delle mozioni che intendevano unificare la data dei referendum con quello delle elezioni amministrative. Si tratta di un atto gravissimo, che in un periodo di tagli indiscriminati alla scuola, alla sanità e alla cultura rischia di bruciare 400 milioni di euro se il Consiglio dei Ministri procederà con il non accorpamento. Il Comitato Referendario metterà in campo tutte le azioni necessarie per chiedere al Governo di riconsiderare l'Election Day.
Questo il comunicato stampa emesso dal comitato referendario per l'acqua pubblica a seguito della bocciatura dell' election day per un solo voto! Quello del radicale Marco Beltrami che ha votato No in quanto è contro al concetto di quorum e, secondo lui l'abbinamento dei referendum alle amministrative è un sotterfugio per raggiungerlo... E mettere un referendum il 12 giugno che cos'è se non un sotterfugio per scongiurare invece il raggiungimento del quorum? C'è qualcuno che giustamente si domanda perché il governo preferisce caricare sulla spesa pubblica altri 400 milioni di euro in tempi di crisi piuttosto che accorpare elezioni amministrative e voto referendario.
L'enorme successo avuto dai comitati per l'acqua, tale da riuscire a raccogliere un milione 400 mila firme in un paio di mesi spaventa il governo che teme un successo del referendum. Ma i comitati devono il loro successo ad una menzogna? Secondo Ronchi e Brunetta sì. Lo hanno affermato l'8 marzo a Roma in occasione del convegno "Acqua Pubblica, Servizi di qualità" organizzato dal PDL e sponsorizzato da Veolia, la più grande multinazionale dell’acqua, già famosa per le “efficienti” gestioni dell’acqua ad Aprilia, in Calabria, in Piemonte, Liguria ed Emilia...
Durante il convegno Ronchi afferma che la sinistra fa demagogia quando dice che loro vogliono privatizzare l'acqua e toglierla ai cittadini. Inoltre afferma che il successo sarebbe dovuto al fatto che i telegiornali hanno fatto passare solo le informazioni di una parte, quella dei comitati. Sarà stata colpa di Fede o di Minzolini? Chi dei due ha tramutato la bugia dei comitati in verità? Lui stesso ammette che tra le persone che hanno firmato per i referendum ci sono persone di destra, di centro e di sinistra però chiama erroneamente questo referendum il referendum di Di Pietro e della sinistra ed aggiunge che se vincerà si fermerà l'Italia, tanto per fare un po' di terrorismo. E' necessario precisare che i comitati sono apartitici, i partiti non ne fanno parte, Di Pietro aveva proposto un quesito che non è stato approvato, i quesiti approvati e che potremo votare vengono dai comitati per l'acqua. In conclusione Ronchi afferma che questa legge abbasserà le tariffe e migliorerà il servizio perché promuove l'efficienza contro il sistema invece corporativo in negativo delle municipalizzate.
Il ministro Brunetta rafforza questa teoria raccontando una sua versione di come nascono le municipalizzate. A fine '800 dice, l'internazionale socialista stabilisce quali sono i beni salari: energia, trasporti, gas, acqua, latte e pane ma il mercato non era in grado di offrire prezzi competitivi. Nascono così le municipalizzate che diventano però strumenti di potere e vittime di clientelismi. Ad un certo punto viene perso il controllo e degenerano in S.p.A. Uno dei fini delle partecipazioni dei comuni, secondo il ministro, è quello di scavalcare le regole di assunzione. A quel punto tutti i dipendenti della partecipata diventano dipendenti comunali. Le municipalizzate sarebbero per cui un modo per distribuire potere e ricavi. Conclude accusando i comitati di essere falsi e di aver fatto molta presa sulla gente con lo slogan "Vi stanno togliendo l'acqua" per questo per loro è difficile spiegare alla gente che non è vero attraverso i tecnicismi della legge...
Di fronte a certe affermazioni mi sono andata un po' a documentare. Mi sembrava strano dover considerare Ronchi e Brunetta al convegno di Veolia i nostri "salvatori della patria".
La vera storia dell'acqua:
Fino agli anni '70 l'acqua era considerata un bene comune, una risorsa da condividere e da preservare e soprattutto l'accesso all'acqua doveva essere concesso a tutti. Negli anni '80/'90 a causa dell'aumento dei consumi, dell'aumento dell'inquinamento e dell'eccessivo sfruttamento delle risorse della terra l'acqua potabile diminuisce e sotto la spinta delle Nazioni Unite viene annullata la natura dell'acqua come "res nullius" per affermare il principio di acqua come "bene economico". Lo sviluppo fondato sulla crescita economica ha visto il trionfo di processi produttivi fondati su un consumo crescente delle risorse idriche e sull'esproprio delle risorse naturali alle comunità locali al tempo stesso gli Stati non hanno contrapposto nessun controllo al dominio delle multinazionali. L'eccessiva urbanizzazione ha fatto crescere i consumi ma anche attività industriali poco sostenibili come i prelievi forzosi delle risorse idriche a favore dell'irrigazione di agricoltura intensiva monocolturale per produrre reddito. La gestione del ciclo dell'acqua viene sottratta alla natura per essere affidata al controllo della scienza ed alle regole economiche del mercato. Con le conferenze internazionali di Dublino e Rio de Janeiro del 1992 al concetto di acqua come risorsa naturale viene associato quello di "bene economico" e parallelamente l'accesso all'acqua da diritto naturale viene de-rubricato a "bisogno" e a "bene economico". In pratica nel momento in cui l'acqua viene prelevata dalla natura per essere trasformata in acqua potabile è necessario rimborsare i costi sostenuti e quindi pagare un prezzo per l'utilizzo, condizione che diventa un pre-requisito necessario per avere accesso all'acqua potabile. Da bene naturale si passa a bene economico quindi soggetto alle regole del mercato ed offerto sulla base di una tariffa. L'acqua viene quindi trasformata in un bene comune a rilevanza economica e quindi in una merce. Una merce che può essere stoccata e venduta oppure trasformata in un servizio, quello che garantisce il profitto maggiore qualunque sia: la produzione di energia elettrica o del bio etanolo ad esempio.
I privati si sono subito attivati per sfruttare il nuovo traffico nella gestione delle risorse idriche e la maggiore richiesta ignorando le conseguenze di un atteggiamento distruttivo nei confronti delle risorse naturali e dell'ambiente. Invece di proporre politiche di rigenerazione delle risorse idriche propongono modelli tecnici sempre più costosi e che richiedono ulteriori investimenti di capitali. Proprio i rappresentanti degli stati hanno accolto il principio che l'acqua fosse assoggettata alle regole del mercato nel 2000 all'Aia in occasione del secondo Forum Mondiale dell'Acqua. E' importante sottolineare che questi forum sono organizzati dal Consiglio Mondiale dell'Acqua, istitutuzione privata creata dalle principali compagnie multinazionali con il sostegno della Banca Mondiale e di alcuni stati tra i quali la Francia.
Nel XIX secolo gli stati occidentali avevano conferito ai servizi idrici la natura di un "sevizio pubblico di interesse generale". I governi attraverso la fiscalità generale traevano le risorse per gli investimenti per acquedotti, dighe, opere di adduzioni e potabilizzazioni necessarie per garantire l'accesso a tutti. Oggi invece è stato accettato il principio del full recovery cost, cioè della presa a carico dei consumatori-utenti non solo di tutti i costi necessari per garantire acqua di buona qualità, ma anche la remunerazione del profitto. C'è da fare una considerazione molto semplice. Le tasse si pagano in base al proprio reddito e la gestione pubblica non ricerca profitti, la tariffa imposta dai soggetti privati che devono fare profitti non viene commisurata ai redditi.
Le multinazionali private, attraverso la promozione dei forum mondiali sull'acqua, pilotano le politiche di gestione della risorsa. Promuovono in questo modo come unica soluzione più efficace, quella di conferire al mercato la ricerca delle soluzioni, sulla base della convinzione che la tecnologia, la finanza e il mercato sono in grado di rispondere ai bisogni crescenti. Le risorse finanziarie per garantire acqua di buona qualità vengono acquisite sul mercato finanziario internazionale. Nel 2000 la Banca svizzera Pictet lancia il primo fondo internazionale specializzato in investimenti sull'acqua. Oggi esistono fondi svizzeri, americani, canadesi, belgi e italiani. Il livello dei profitti garantiti dai fondi di investimento, soprattutto di quelli speculativi che investono nelle imprese idriche è stato del 94% come il rendimento triennale del fondo della Merrill Lynch. In conclusione possiamo dire che le banche e le multinazionali private hanno diffuso la menzogna che la gestione dell'acqua da parte dei privati garantisce una gestione efficiente ed efficace della risorsa mentre la gestione diretta da parte degli enti locali e aziende pubbliche non è in grado di rispondere alle sfide e richieste del mercato mondiale.
In Italia consumiamo in media molta più acqua degli altri paesi europei e la gestione industriale dell'acqua spinge il gestore a far consumare quantitativi maggiori di risorse per accrescere i margini di profitto. I comitati "bugiardi" attraverso proposte concrete promuovono una gestione a livello locale delle risorse idriche che limita gli sprechi e gli abusi. Non tutti sanno che i metodi di irrigazione in uso nel nostro paese provocano uno spreco del 40% dell'acqua utilizzata e che la percentuale d'acqua usata per l'agricoltura è il 60% del consumo totale. Molti paesi recuperano l'acqua piovana, noi laviamo le strade con l'acqua potabile... Nel nostro paese l'abbondanza di risorse idriche e la mancanza di una cultura dell'acqua ha fatto sì che negli ultimi vent'anni siano stati fatti pochissimi investimenti per la manutenzione degli impianti e delle reti di distribuzione ma è sbagliato pensare che i privati nella loro corsa al guadagno siano disposti ad investire nella manutenzione. Molte sono le proposte, aggiungo anche una mia considerazione: i sistemi di condizionamento utilizzano tantissima acqua, gli edifici costruiti con materiale bio-edile e tecniche di ventilazione naturale non necessitano di questi impianti perché la traspirazione naturale rinfresca gli ambienti. Tutte queste cose però non portano guadagni alle Banche ed alle multinazionali private. E per finire le municipalizzate non sono divenute S.p.A. perché si è fantomaticamente perso il controllo, come sostiene Brunetta, bensì proprio grazie alla politica internazionale delle multinazionali private appoggiate dai governi che negli anni '90 hanno emanato le leggi di riforma della Pubblica Amministrazione le quali prevedevano che i servizi “di rilevanza economica e imprenditoriale” fossero gestiti in modo autonomo e secondo logiche imprenditoriali. La normativa facilitava e stimolava la conversione delle aziende speciali in S.p.A., che diventava quindi la forma preferenziale di gestione dei servizi pubblici locali. Come sancito negli stessi anni dalle suddette conferenze internazionali (o multinazionali) di Dublino e Rio de Janeiro. Fatti due calcoli, chi è che porta avanti un inganno a danno dei diritti inalienabili dell'uomo?
di Cinzia Bascetta
fonti
"Fatti d'acqua. Buone pratiche individuali e collettive" autore Rosario Lembo Contratto Mondiale sull'acqua 2007
http://www.rosarioberardi.it/blog/PARTECIPATE.html