C’è anche l’alcamese Vincenzo D’Angelo, imprenditore del settore dei “rifiuti”, tra i 54 arrestati nell’ambito dell’operazione “Gold Plastic” condotta dalla Guardia di Finanza a Taranto ma anche in altre regioni italiane.
Le cinquantaquattro ordinanze di custodia cautelare in carcere, sono state emesse nei confronti degli appartenenti ad un pericoloso sodalizio criminale “transnazionale”, dedito all’illecito traffico transfrontaliero di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, costituiti da materie plastiche, gomma e pneumatici fuori uso».
L’operazione, che ha interessato 13 regioni, costituisce l’epilogo di una attività investigativa avviata nell’aprile 2009 da guardia di finanza e Ufficio doganale, sotto la direzione della Procura della Repubblica presso il tribunale di Taranto e, successivamente, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce. Gli investigatori, anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e telematiche, hanno ricostruito un traffico illecito di rifiuti speciali esportati dall’Italia verso diversi Paesi del sud est asiatico attraverso 1507 container, per un quantitativo complessivo di circa 34 milioni di chili, pari ad un illecito giro di affari dell’importo di oltre 6 milioni di euro. L’ammontare del traffico è stato determinato contabilizzando sia gli ingenti costi evitati per lo smaltimento dei rifiuti presso siti italiani autorizzati sia per i cospicui compensi percepiti in nero, anche su conti bancari esteri, da soggetti italiani.
Sono state eseguite anche numerose perquisizioni e sequestri preventivi di beni in 21 aziende, per un valore di oltre 6 milioni di euro.
Nei confronti degli arrestati (rappresentanti di società operanti nel settore del recupero e riciclaggio di rifiuti speciali, spedizionieri doganali e agenti di compagnie di navigazione), sono stati ipotizzati i reati di “associazione per delinquere transnazionale finalizzata all’illecito traffico di rifiuti” e “falsità ideologica in atto pubblico”.
La spedizione dei rifiuti speciali avveniva mediante la predisposizione di falsa documentazione commerciale e doganale riportante dati non veritieri in ordine alla tipologia del materiale, al paese di destinazione nonchè all’impianto di recupero finale, compromettendo pertanto la loro tracciabilità a tutela dell’ambiente. Nella maggior parte dei casi i rifiuti speciali non erano stati oggetto di alcun trattamento preliminare e potrebbero essere stati utilizzati come materia prima per la produzione di giocattoli, casalinghi, biberon e prodotti sanitari destinati alla commercializzazione sull’intero territorio nazionale ed europeo».
Sull’operazione “Gold Plastic” e sui precedenti fatti ed inchieste, che hanno visto coinvolto il re dei rifiuti alcamese Vincenzo D’Angelo un ottimo articolo di Rino Giacalone su Malitalia