Il titolo di città del torrone bisogna meritarselo. Il dolce è più dolce se il sapore è genuino e la materia prima non deve percorrere chissà quanti chilometri – inquinando – per arrivare a Cremona. E Alicante il torrone può goderselo con i frutti dei suoi mandorli andalusi, che crescono sotto casa. Cogli la mandorla e fai il torrone senza prendere l’aereo per arrivare in cucina, ditta, laboratorio artigianale, industria. Il miele si fa sul posto. Allora sì che si può parlare di torrone, senza vergognarsi della verità: il dolce è arabo, e l’ottimo Fabrizio Loffi fa bene a ricordare le sue ricerche in biblioteca che spiegano chiaramente come non solo il torrone, ma anche i marubini sono arabi. Li avrà inventati Maometto o qualcuno ispirato dal Profeta, altro che Granducato di Milano e solite fiabe padane.
Lo scriviamo non tanto per prendercela con Cremona, bensì per indicare le scelte giuste, che consentono anche una promozione vincente e duratura e non solo qualche giornata consumistica l’anno, dove la gente fa ressa per riempire le borsine di torrone (ammesso che i soldi ci siano per tutti). Consumismo spasmodico, compulsivo. Come spiega il sito ispanico senza tanto chiasso ma con legittimo orgoglio, la zona presenta la massima concentrazione di mandorli d’Europa. E i nostri mandorli dove sono? Allora l’Italia forse compra i mandorli lì, come l’olio made in Italy?
Possibile che la nostra città non riesca a essere schietta? A comunicare come si deve? Il torrone di Alicante non mente.
La zona di produzione e confezionamento dei torroni protetti dalla Denominazione d’Origine corrisponde al territorio municipale di Jijona, in provincia di Alicante. Le industrie di produzione e confezionamento si trovano proprio in questa località.
Questa sì è promozione convincente. Il sito ispanico insiste dicendo la semplice verità, abbiamo gusti comuni agli arabi:
Questo dolce di origini arabe, elaborato essenzialmente a base di mandorle e miele, è un protagonista indiscutibile della tavola natalizia.
Il torrone è un dolce che si ottiene cuocendo il miele con l’aggiunta di mandorle tostate, generalmente pelate, e chiara d’uovo; il composto viene quindi amalgamato e gli si dà forma rettangolare o rotonda. È caratterizzato da una consistenza dura, e la sua particolarità è la famosa presenza delle mandorle pelate e intere, o quasi intere. Nonostante l’evidente industrializzazione dell’elaborazione di questo prodotto, il processo è praticamente sempre lo stesso seguito nel corso di una tradizione secolare.
Poi sull’elaborazione industriale identica a quella artigianale si potrà fare qualche considerazione critica. Invece Cremona insiste da chissà quanto tempo sulle nozze regali eccetera eccetera. Una scelta di campo: un torrone da re, da nobili, un dolce chic. Classismo anche a tavola, ma si può??? Ma per chi fanno mandorle i mandorli? Per tutti, no?