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Adam Ważyk (1905-1982)

Da Paolo Statuti

 

8 poesie di Adam Ważyk tradotte da Paolo Statuti

 

Il mare

Adam Ważyk (1905-1982)

Adam Ważyk

Porti sono ovunque.

Anche Varsavia è una marina.

Ogni giorno aspettando il tranvai,

Guardo lo yacht in vetrina.

E domani o dopo ci sarà

L’Atlantico o l’Aviatico blu.

Come gli occhi – la nave mi porterà

Sopra o sotto, correndo sempre più.

Chi dice che dodici anni dopo il naufragio

Non si può sul Titanic viaggiare?

Ogni sera, ogni notte salpiamo,

Partiamo senza salutare –

Ed or che scrivo di nuovo, dopo il lungo abbandono,

Il mar non ci divide, credi. Con te io sono.

1924

 

Gli uccelli di Varsavia bruciata

Gli uccelli, di Varsavia bruciata spettatori,

volano e piangono nel secolo-squallore.

La verità nel loro becco è una festuca,

al sole guizza la loro ombra minuta.

Una figlia di Varsavia guarda scalza gli uccelli,

che non faranno il nido nei suoi capelli.

Un uccello le invidia la spina nel piede,

e canta la città dell’amore e della fede.

Posando i mattoni in terra l’uomo costruisce

la città, che da sotto le palpebre conosce.

1945

 

Orfeo

Tutti ma tutti gli alberi lungo la strada

tendono su di me i neri gracili rametti

in incredibili orditi di trina

come se altri colori non avesse mai visto la terra

ma essi sono essi splendono in questo viale estremo

davanti a me va come Euridice

una fanciulla già donna

con un berretto di lana rossa

coi guanti di lana rossa

e il paltò coi polsi d’agnello

Questa scena si rinnova dinanzi a me da anni

la scena si ripete ma ogni volta è qualcun’altro

irripetibile

Lo so anche senza vedere il suo volto

E’ per me il più bel sapere

la più bella discesa lungo il pendio del tempo

è per me la disperazione

1963

 

Giugno di sangue 1956

Appendete le coscienze nell’armadio

appoggiatevi con un braccio all’aria

sprofondate nelle rovine dei sogni

discutete pure

Una vecchietta porta nel fazzoletto due pani

   forati dai proiettili

la radio trasmette un mazzetto di suoni

il segnale geodetico

che nessuno capisce

Così dev’essere

le parole non contano più

troppe ne sono cadute

giugno finisce

come questi versi

nel silenzio

 

Ibico

Svegliato nel cuore della notte

sei come Ibico aggredito dai ladri

ma non hai testimoni in cielo

non ci sono le tue gru

soltanto un cieco pipistrello vola qua e là

Cieco e reale

e da nessun’altra parte che

dal sogno o da vecchi versucoli

E il risveglio è sempre continuamente sogno

Alla memoria  di  A. W.

Passando un ponticello tutti gli sguardi

si perdono nell’acqua tersa

Passando le rotaie corrose dalla ruggine

tutte le speranze muoiono

Passando dal sogno all’interpretazione

tutte le chiavi si spezzano

Tra il ricordo e l’allucinazione

tutte le coscienze tacciono

 

Romanticismo

     Alla memoria di Nerval

Nel parco a primavera dove il poeta un tempo

pensava triste che la gioia lo scansava

quando una bella donna gli passava accanto

sconosciuta lontana e chissà chi amava

sedevo avendo davanti a me il viale

così deserto ed oltre il gioco del destino

quando lei passò rincorrendo l’irsuto spaniel

col suo casco di capelli nero corvino

e il rosso vestito sull’agile figura

il volto da pallide efelidi macchiato

e negli occhi aveva la prodiga natura

è risonato un riso e il tempo s’è fermato

 

 

Lo sbaglio

Ho alzato il ricevitore

ho fatto il numero di conoscenti

dall’altra parte s’è inserita

una vocina infantile interrogante

era la mia voce che giungeva da un passato lontano

la mia voce distante di anni irreparabili

Posando il ricevitore borbottai ho sbagliato

Era colpa del telefono

o era guasto il meccanismo del cosmo?

 

 

(C) by Paolo Statuti

 

 



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