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Adam Wild - Gli schiavi di Zanzibar | Recensione

Creato il 25 ottobre 2014 da Xab @Xabaras89
Adam Wild
C'è qualcosa d'importante, nell'estremo (forse incosciente) coraggio che la Bonelli riesce a dimostrare al tempo delle crisi, dello strapotere digitale e del reiterato spot
Lanciare un nuovo personaggio con relativo classico albo mensile è roba da gente con gli attributi.
E Adam Wild è uno che gli attributi, per inciso, ce li ha

1997 - 2014

Gianfranco Manfredi è un autore poliedrico con alle spalle una straordinaria carriera (datevi un'occhiata su wikipedia)
Io lo conobbi da bimbo, tramite le avventure di un certo nativo americano molto celebre nell'Italia fumettistica degli anni '90:  
Poe e Magico Vento
Magico Vento, fortunata creatura bonelliana arrivata alla sua conclusione nel 2010.
Ecco, leggendo il debutto di Adam Wild mi sono sentito di nuovo quello stesso bimbo:
una storia, un personaggio e dei dialoghi che potevano benissimo essere usciti vent'anni fa (e forse pure prima)
Adam Wild
Un bene ? Un male ? Questo sta alla soggettività del lettore, perché il sapore classico di Adam è palesemente voluto e ricercato dal suo autore

L'Eroe Guascone

Adam Wild
Lo scenario è l'Africa nera, e il personaggio è un avventuroso esploratore di quelli belli veraci: uno che, per intenderci, segna il suo debutto nudo, ubriaco e con un bel tuffo in mare.
Una sorta di Clark Gable selvatico, ridanciano e canagliesco: nel suo essere fieramente scozzese, Adam Wild è un Bruce Campbell scritto appositamente per gli amanti delle classiche avventure Bonelli, per tutti i nostalgici di Zagor e di un certo modo caratteristico di fare il fumetto seriale italiano

Conclusione

Non è un fumetto di cui non vorresti mai perdere un albo, ma piuttosto una lettura divertente che di tanto in tanto, magari prima di un viaggio in treno, si può acquistare con piacere
Una sorta di tributo al classico romanzo d'appendice negli anni dei droni, degli smartphone e dei tablet:
anche solo per questo, Adam Wild ha tutto il mio rispetto

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