Magazine Diario personale

Addii

Creato il 21 agosto 2013 da Francesca_82

Qui è normale salutarsi con un Adiós, nel momento in cui ci si separa, sapendo benissimo che magari entro 24 ore torni a rivedere quella persona. E' un Addio breve, più formale di Nos vemos, ci vediamo o Hasta luego. Dico spesso Adiós, ma non ho mai detto addio, per fortuna.
Fino ad oggi.
Non l'ho detto, ma l'ho pensato. Oggi Adiós acquisiva tutto il suo significato di Addio, Buona Fortuna, non ci vedremo per molto molto tempo... e “non voglio che te ne vada, per favore, non andate, non partite, i bimbi sono così legati tra loro....”
Per questo non ho voluto dirlo.
Quindi sono stata zitta, trattenendo le lacrime, abbracciando forte.
Un addio lungo tre giorni.
E' cominciato sabato, con un pranzo con gli amici più stretti. Ci siamo salutati come se niente fosse, non volevamo che fosse un pranzo di addio, ma solo un pranzo, i bimbi hanno giocato, eravamo tranquilli. Ecco, questo sì, abbiamo scattato qualche foto, qualcuna in più, per immortalare ogni momento. Pensate poi, una festa di addio dove i festeggiati cucinano per tutti! Che originali e mattacchioni che siamo! Domenica eravamo alle sfilate dei carri, che sono iniziate le feste patronali, i bimbi si sono divertiti e hanno mangiato anche i coriandoli e li abbiamo lasciati mangiare schifezze, cioccolato e patatine, che tanto è festa, l'ultima insieme. E ieri, ieri la cena più intima, eravamo noi, solo in 7, il nucleo duro, in cui sono entrata solo da tre anni, ma che esiste da quindici e in cui mi sono perfettamente integrata. E abbiamo cercato di ricacciare le lacrime ricordando aneddoti allucinanti, dei viaggi e delle zanzare che quasi si mangiavano Raul, di come mettere una casa intera dentro un container, su come dormire appesi alle amache in Amazzonia, su come organizzarci per andare là...abbiamo scherzato, dicendo che finiranno come Madagascar, con il container in Africa e quindi saranno costretti a stare qua, a non partire... abbiamo riso, perché hanno sei valigie di cui una piena di taniche d'olio, l'altra con un paellero, il diffusore a gas e 10 kg di riso per fare la paella, là in Brasile. Per la serie, spagnoli nel mondo, facciamoci riconoscere. Ci sono stati momenti di silenzio, di occhi lucidi in questa notte serena, con Marc e Nina che cantavano la loro canzone
La Nina y Marc se van a pasear se van a jugar La Nina y Marc!
Inconsapevoli che erano le ultime ore.... E quando loro sono andati via un po' prima, noi ci siamo messi in mezzo alla strada, con la chitarra, tamburello e maracas a cantare “Brasilllllll, nananananaaaaaaaa!” mentre passavano in auto e ci salutavano.... che scemi che siamo!
E oggi io ho fatto di tutto per tenermi impegnata, venivano qua a pranzo che alle 18 avevano l'aereo e la casa vuota, senza nemmeno il frigo, caricato oggi sul container, e io non volevo vedere, non volevo piangere, ho fatto la pizza per tutti e non l'ho nemmeno mangiata, avevo lo stomaco chiuso. Mi ha dovuto svegliare Raul, riportandomi in questa dimensione, dicendomi “è ora che saluti”, ma io dovevo ancora impastare una pallina e stenderla e metterla in forno.
Alla fine, sono uscita dalla cucina, ho dato un grande abbraccio a Nina, insieme a Marc, i miei bimbi splendidi: un abbraccio a Paula, che non voleva feste di addio e gliene abbiamo organizzate tre e a Manolo, il mitico Manolo che non fuma tabacco, solo erba e non beve birra, ma solo CocaCola.
Che lo prendevamo in giro, di nuovo, perché chissà come farà, la CocaCola in Brasile costa tanto, magari passa a quella d'erba...E Nina, che è la bimba più splendida che conosca, così tenera, buona, la trattavo come fosse mia figlia, un carattere dolcissimo e sempre che veniva abbracciava Marc, forte forte..
Noi siamo rimasti un attimo là, con gli occhi lucidi, cercando di dirci che stanno andando incontro ad una nuova vita, che Paula è brasiliana, che torna a casa sua, la sua bimba va a conoscere i nonni. Che non troveranno l' El Dorado ma che sarà meglio che qua, il Brasile è la nuova potenza mondiale, faticheranno ma ce la faranno. Che qua non c'è lavoro e sta cazzo di crisi si sta portando via un sacco di amici, sono la terza coppia che emigra, cazzo, ma basta! Adesso insulterò tutti quelli che mi diranno che vogliono venire a vivere in Spagna! Ad Albano il compito più duro: accompagnarli in aeroporto. Abbiamo suggerito lui mille e uno modi per sabotare la partenza: riempire le tasche di Manolo di marjuana affinché fosse arrestato, fare un incidente lieve eh, perdersi e girare per i campi per tre ore e arrivare in aeroporto alle 18,20 giusto in tempo per fare ciao ciao con la manina al volo Iberia diretto a Roma per perdere così la coincidenza con Salvador.
Nina, bellissima bimba, che sei cresciuta con Marc e vi volete bene, come ci dispiace non averti più qui.
Da domani dovrò spiegare a Marc dove sei, perché oggi non vieni, perché tua mamma non risponde al telefono. Dovete sapere che Marc mi mette il telefono in mano apposta per chiamare Paula e parlare con Nina (a modo loro) e dirle di venire qua a giocare. Che io e Paula lasciavamo i bimbi con la tages solo per andare al bar, senza sensi di colpa. Mi sentivo capita da lei come da nessun altro, emigrata come me, mamma come me, con la famiglia lontana. Che io temo per la mia salute mentale, ci aspettano tante giornate senza di loro, prima di ritrovare la nostra normalità, dopo due anni, sempre insieme. Che Marc sente il mio dispiacere e chissà come reagirà venerdì, sabato, quando capirà che Nina è andata via. Che sono piccoli, ma sono anche grandi, mica sono scemi, Nina adesso è in volo, ma Marc non ha fatto altro che chiedere di lei, per tutto il pomeriggio.
Ed io adesso sono triste e piango e guardo le foto, della famiglia più bella del mondo. I nostri amici carissimi.
Buon viaggio amici e buona vita là in Brasile.
Qua avrete sempre una casa.


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