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“Addio al mito della profondità, oggi tutto è superficiale” di Marco LODOLI

Creato il 02 settembre 2010 da Fabry2010

“Addio al mito della profondità, oggi tutto è superficiale” di Marco LODOLI

Leggevo in spiaggia l’ultimo articolo di Alessandro Baricco, un funerale senza nostalgia per sua Eminenza la Profondità: prima la gente pensava che il bene, il senso, la verità fossero sepolti molto in fondo, in una stanza segreta, in un luogo sacro e quasi irraggiungibile. Bisognava accostarsi con attenzione, scavare con cura per anni e anni, leggere libri importanti, ascoltare i grandi saggi, fare esperienze pure e selettive per calarsi laggiù, sotto la crosta delle apparenze. Nulla si dà facilmente, nessun tesoro ci aspetta sullo zerbino di casa o sul davanzale della cucina: il bene è il risultato di una fatica. Bisogna trivellare per trovare il petrolio! Questo pensavano i ragazzi di un tempo, i giovani poeti del Romanticismo, gli eroi rivoluzionari, i mistici, i matematici, i giusti. Il mondo è solo illusione, un teatrino d’ombre proiettate sull’intonaco, la menzogna della caverna platonica, e la soluzione di tutto quanto sta in fondo, come una moneta d’oro in un pozzo. Prima. Ora, dice Baricco, le cose sono cambiate e non ha alcun senso piangere e rimpiangere, stracciarsi le vesti, maledire il nostro tempo mascalzone e veloce.Il mito della profondità è tramontato per sempre, bisogna accettare le svolte della Storia, i soprusi dello Spirito. Oggi di quanto accade in profondità non importa niente a nessuno, o forse solo a qualche esaurito che passa il suo tempo dallo psicanalista alla ricerca della rotella perduta. Oggi tutto accade in superficie. Del resto già lo aveva scritto Von Hoffmansthal: “La profondità si nasconde in superficie”. Ma qui non c’è nulla da nascondere, esiste solo ciò che si vede, il resto è una povera illusione per vecchi sognatori. La verità e il senso stanno negli infiniti rapporti che ogni cosa e persona e situazione hanno con tutto il resto. Non c’è più il ragno, solo la ragnatela. La musica tecno, la pittura dei writers, il cinema di intrattenimento, la pubblicità, la merce, il desiderio, il sesso, il lavoro, le amicizie, le paure, i viaggi e le pause, la vita intera, tutto scorre sulla pelle del nostro tempo, come fremito, brivido, sudore, percezione, emozione.Il pensiero è accantonato, sta troppo giù, in cantina, tra le cose vecchie da buttare. Baricco sostiene che è inutile rammaricarsi troppo, bisogna vedere come procede il treno, dove portano i binari che fuggono sulla superficie del mondo.Io qualche rimpianto ce l’ho, nutro ancora riconoscenza per quegli speleologi dell’intelligenza e della sensibilità che ho seguito con timore perché mi portavano dove non ero mai stato, tra le pieghe profonde dell’anima e della materia. Però alzo gli occhi e mi rendo conto che Baricco probabilmente ha ragione: sulla spiaggia sono tutti tatuati. Ognuno si scrive addosso la sua storia, vera o inventata, il nome dei figli, dell’amato, della squadra del cuore, e poi diavoli e angeli, ideogrammi cinesi, disegni tribali, greche e spirali, frasi assurde.Nulla viene conservato nella penombra segreta dell’interiorità, tutto sta lì, sfacciatamente in vista sulla pelle, insensatamente palese. Speriamo che alla nuova estetica non venga un’orticaria tremenda: potrebbe grattarsi a sangue e cancellare tutto.
30 agosto 2010

Da: Tiscali articoli



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