Magazine Società

Addio effetto brunetta

Creato il 07 maggio 2010 da Astonvilla
ADDIO EFFETTO BRUNETTA
Cinque del pomeriggio, Maria Pireto, da vent’anni bidella in una scuola di Torino, ripone il grembiule blu d’ordinanza. Fine delle lezioni, tutte le classi sono uscite. Dice che nemmeno se la ricorda l’ultima volta che è stata a casa per malattia. «Ci hanno additati, fatti passare per fannulloni. Non era vero. E per dimostrarlo c’è chi, negli ultimi mesi è venuto a lavorare con la febbre». Forse ha ragione. Forse all’inizio è successo. Ora non più, la musica è cambiata da un pezzo, l’inversione di tendenza è radicale, massiccia, quasi una controffensiva. La rivolta del pubblico impiego. Un anno fa erano tutti sani. Sono tornati ad ammalarsi. Come prima. Certe volte più di prima.
Tra il personale tecnico e amministrativo della scuola - di cui la signora Pireto fa parte - a marzo dello scorso anno le assenze per malattia erano sprofondate: meno 29 per cento. La crociata del ministro Brunetta contro l’assenteismo tra i dipendenti pubblici sembrava vinta, e non solo nella scuola: università, enti di ricerca, comuni, province, Asl. Due anni dopo siamo ai blocchi di partenza. Tra i bidelli più dieci per cento rispetto a marzo del 2009. Altrove è persino peggio: si viaggia anche a più 50, 60 e 70 per cento.
La marea è montata poco alla volta, come una restaurazione sotterranea. Mese dopo mese, rilevazione dopo rilevazione. Fanno un certo effetto gli annunci trionfalistici di due anni fa, quando il solo annuncio della “cura Brunetta” contro i forzati della mutua sembrava aver prodotto risultati notevoli. Fa un certo effetto rileggere i dati che il ministero pubblicava solo nella primavera dello scorso anno: 14 milioni di giornate lavorate in più in Italia. E a Torino? Meno 23 per cento di assenze al Sant’Anna, meno 27,5 all’Asl 2 di Torino, meno 29 al Cto, addirittura meno 58 al San Luigi di Orbassano, per citare la sanità. E gli enti locali? Stesso discorso, o quasi. In Regione, ad esempio, i lavoratori malati erano scesi del 38 per cento. Ora nelle Asl la rotta si è drasticamente invertita, mentre in Regione siamo alla pari, il trend positivo si è arrestato.
Niente a che vedere con quel che è successo in Comune, dove in pochi mesi si è passati da una brusca sforbiciata - meno 47 per cento - a un’altrettanto feroce impennata, più 67 per cento. «Quando si vara una legge senza sanzioni prima o poi la gente se ne accorge e prende le misure. Così si torna indietro», racconta il City manager Cesare Vaciago, “brunettiano doc”, anni spesi a cercare di incrementare la produttività dei suoi dipendenti. «Il potere deterrente è basso, la vera efficacia risiedeva nell’obbligo per il malato di restare a casa. Peccato che molti enti, non noi, l’abbiano negoziato con i sindacati finendo per attenuarlo e vanificando così l’intero provvedimento».
E che dire di quelle istituzioni che un anno fa erano state pubblicamente lodate da Brunetta? Erano finite addirittura sul sito del ministero della Pubblica amministrazione come esempi da imitare: San Luigi di Orbassano, meno 58 per cento; Comune di Avigliana, meno 62 per cento; Comune di Chivasso, meno 65 per cento. Un anno dopo il mondo sembra essersi rovesciato: più 75 per cento a Orbassano, più 29 ad Avigliana e più 90 a Chivasso. Come è stato possibile? Enrica Valfrè, segretaria del settore Funzione pubblica della Cgil torinese, una risposta ce l’ha: «C’è stato un momento in cui si andava a lavorare anche quando si stava male. La crisi era pesante, molti non si potevano permettere di perdere 40-50 euro al giorno, la cifra che viene sottratta dalla busta paga di chi sta a casa. La paura serpeggiava: per otto ore filate era possibile ricevere la visita fiscale a casa. Li chiamavano “arresti domiciliari”».
Tutto svanito, e non perché la legge nel frattempo è stata ritirata o depotenziata. Semplicemente è stata applicata all’italiana. «Servono visite mediche mirate», insiste Vaciago, «altrimenti non si punisce chi fa il furbo». Forse è andata così. A distanza di due anni, della legge anti-assenteisti è rimasto davvero poco.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazine