Aveva ormai smesso di lottare da tanto tempo, e la fine è arrivata inesorabile.
Si è spenta ieri a Parigi, all’età di 79 anni, Annie Girardot, vittima dell’Alzheimer, una delle più grandi e affermate attrici francesi di tutta la storia del cinema francese e non solo.
É stata a lungo il volto passionale di alcuni dei film più audaci degli anni 60, essendo, fra l’altro, una delle interpreti preferiti da quel diavolo surrealista di Marco Ferreri che ne fece La Donna Scimmia, scioccando le platee di mezzo mondo con quella parabola intrisa di amarezza e cinismo e dove la Girardot, truccata e piena di peli sino all’inverosimile, ha regalato forse la sua interpretazione più mirabile e sentita.
Sempre con Ferreri girò “Dillinger è Morto”, dove, nei panni della cameriera, incarnava una delle tante fantasie feticiste dell’alienato Michel Piccoli.
Ma la sua carriera è stata così densa di ruoli significativi che non è facile riunirli tutti insieme per un articolo, e così mi soffermerei sul sottolineare in particolare quello intenso della prostituta in “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti e quello morboso e crepuscolare della madre di Isabelle Huppert ne “La pianista” di Haneke, dove con insospettabile vitalità dà luogo all’ennesima interpretazione mirabile e disturbante al tempo stesso.
Con lei se ne va una delle ultime testimoni di un periodo in cui il cinema d’autore era affamato di sperimentazioni, ma al contempo anche molto seguito e amato dal pubblico, allora affamato di storie e riflessioni e non solo di effetti speciali e 3D.
Altri tempi, davvero.
Adieu, Annie!