Magazine Diario personale

Adolescenza infame

Da Mizaar

adolescenti-pubertàMatematica stamattina ha cambiato di posto a mezza classe. Si sa come vanno le cose all’inizio dell’anno, ci si piglia per attitudini e amicizie pregresse – specie quando s’è arrivati in terza – bravi con bravi, claudicanti con claudicanti e via così, in un’apoteosi di infuocate liaison scolastiche che non conoscono eterogeneità, ma solo connubi unisesso – ci sono, di fondo, delle remore legate al pensiero unico: Che dirà di me la classe se sto nel banco con G. invece che con la compagna T.?  Che sono fidanzata con G.? ‘n sia mai! Dicevo di Matematica – ha commentato la sua decisione con un: Durante la mia ora stanno così, poi fate come credete! eh già, durante le altre ore giochiamo a scacchi e spostiamo nuovamente  i pezzi sulla base degli orientamenti personali! Lei ragiona per schemi, spostare i più bravi e posizionarli strategicamente vicino ai più deboli di matematica, può produrre interessanti risvolti didattici, ma solitamente i più bravi sono leggermente snob e se fregano dell’atavica ignoranza che attanaglia la mente del/la compagno/a in difficoltà. Dopo un primo giro di valzer della settimana passata, oggi i ragazzi hanno ballato nuovamente con scontenti e commenti inimmaginabili.  M. in particolare era torva e borbottava come una pentola di fagioli lasciati a cuocere a fuoco lento. Aveva ragione, per certi versi, aveva appena perso S. l’amico paravento, il compagno confidente, probabilmente il suo alter ego- strana coppia M. e S. non sono fidanzatini, ma amici dalla scuola elementare; due esseri sociali solo tra loro due, una  amicizia che esclude chiunque, per quanto siano propensi ad aiutare comunque gli altri; quasi simili negli atteggiamenti  e nei modi di fare, in continuo e laborioso “fare qualcosa”… neanche durante la ricreazione stanno con gli altri e consumano la loro merenda impassibili, per cinque ore seduti nel banco. A pensarci ora mi fanno venire in mente gli emo, una specie di sofferenza interna li accompagna. Quindi M. borbottava, volto abbassato, borbottava. Non paga Matematica ha ansiosamente incitato la ciurma a fare una possibile scelta scolastica prossima ventura. Ognuno ha espresso la sua probabile volontà, con commenti da parte nostra sulle reali possibilità per loro di riuscire a farcela. M. ad un tratto ha comunicato a mezza voce la sua plausibile scelta. Le ho obiettato che quella suola, in particolare, non era ben organizzata e avrebbe rischiato di perdere del tempo, frequentandola. Con malanimo ha borbottato che quella era una scuola come un’altra e non capiva per quale ragione ce l’avessi tanto con quella scuola e… via così fino allo sfinimento. Per quanto confutassi con esempi solidi la mia opinione, lei continuava a borbottare. La voglia di dirle Finiscila! è stata notevole. Poi m’è ritornata alla mente la mia intransigenza di adolescente e ho lasciato correre, ma è stato difficile trattenermi, così come per lei è difficile vivere questa infame adolescenza.


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