Federico ha un fratello di trentasei anni. Non ci sarebbe nulla di strano in un’affermazione di questo tipo, se Federico non fosse un compagno di classe di mia figlia ed entrambi di anni ne hanno quasi nove. Poi so chi è suo papà, è di poco più giovane di me per cui è da scartare anche solo l’ipotesi che una vlta sposato abbia adottato un ragazzo di sei o sette anni in meno di lui. Perché se così fosse, correrei a farmi adottare da qualche magnate del petrolio o da un miliardario prossimo a tirare le cuoia, in modo da godermi l’eredità per i miei secondi quarant’anni. Ma tutto questo per dire che quando ti sembra che i tuoi figli siano già così cresciuti, ti spiazzano con uscite del genere che ti fanno capire che di strada ne devono fare ancora tanta.
Questo non mi ha impedito – già che eravamo a cena lei ed io da soli e sembrava particolarmente propensa al dialogo – di riportare la conversazione su binari meno ionescani e maggiormente contestualizzati agli argomenti più caldi del momento, giusto per tornare sul tema. Che cosa avrà chiesto Federico a Babbo Natale, tanto per cominciare. Mi interessano di più le sue richieste di quelle del presunto fratello trentaseienne, che posso immaginare che tipo di desideri possa esprimere visto che il padre ha già regalato a Federico un iPhone dopo che lui si è concesso il modello nuovo, quello che costa un occhio della testa. Ma i dubbi sulla statura morale degli adulti nascono anche se ti capita di ascoltare le conversazioni in cui tra genitori ci si svelano trucchi come quello di darsi da fare all’alba dei giorni di festa con l’aspirapolvere a palla solo per impedire che il proprio figlio prolunghi la sua permanenza nel letto, a dormire fino a tardi.
Perché è vero che c’è una bella differenza tra lo svegliarsi alle 6:30 del mattino e uscire nel freddo per recarsi a scuola o al lavoro piuttosto che rispettare gli stessi orari ma per svolgere attività più soddisfacenti. Un hobby, una passione, uno sport. Ciò non toglie che venire a conoscenza di strategie a conferma di una dietrologia tendente all’ossessione manda in vacca tutto un percorso di costruzione di attendibilità e autorevolezza basato proprio sullo spessore etico. Tanto vale spalancare porte e finestre, aprire l’aria viziata dei figli viziati al gelo e ai gas di scarico nel senso di emissioni vere, quelle delle auto, e imporre un regime da caserma? Con che faccia vi presenterete la prossima volta in cui chiederete loro di seguirvi come esempio?
Del resto gli episodi in cui la credibilità dei vertici famigliari viene messa a dura sono all’ordine del giorno e vanno oltre gli adolescenti che trovano confezioni di preservativi nel cassetto del comodino di papà. Padri che broccolano sui social network ignari del resto del mondo che li mette alla berlina sfruttando quel panopticon virtuale il cui pannello di gestione della privacy è sconosciuto ai più. Madri che si conciano che è meglio lasciar perdere. I pargoli che oggi smanettano coi più evoluti dispositivi hi-tech senza nessun filtro sui contenuti sono gli stessi che qualche decennio fa giocavano a strip poker con le amiche nelle capanne costruite sugli alberi. Quindi stiamo calmi che lo spettacolo che offriamo non è certo dei migliori.
Ebbro di una divagazione così tossica che già mi sento la febbre, ecco un altro appiglio per tornare nel mondo delle fiabe. Papo, mi chiede la piccola ora, ma Babbo Natale come fa ad avere quattro virgola cinque miliardi di chiavi per aprire tutte le porte del mondo? Cara, le rispondo, vuoi che uno che riesce a consegnare quattro virgola cinque miliardi di pacchi in una notte non abbia una chiave universale in grado di aprire qualunque serratura? Però ricordati, aggiunge lei, ricordati che Livio è musulmano, da lui non va Babbo Natale ma una specie di suo aiutante.