Perseveriamo col dark ambient e dunque eccoci ancora qui a scrivere di oscurità e mondi sommersi, solo che questa volta non si va in Scandinavia, ma si finisce in Croazia, guidati da Jurica Santek alias Aegri Somnia. La memoria (la mia) ormai va a impulsi, ciononostante avevo già letto questo nome molti anni fa sul catalogo Kaos Ex Machina, l’ottima net label polacca che ha chiuso i battenti nel 2012.
La struttura è granitica e la sacralità dei suoni rispecchia i concetti di abbandono, del perdersi tra fitte nebbie e dello sprofondare nell’abisso. L’album è finemente articolato nei minimi dettagli e sensazioni come di gelido e argenteo metallo accentuano la sua aria austera. È però l’uso dei field-recordings a renderlo affascinante e, per certi aspetti, perfino meditativo. Le registrazioni sono manipolate in modo magistrale e inserite sempre al momento opportuno: ansiosi campanacci annunciano l’arrivo di aguzzini corvi neri, gocce acide squarciano e corrodono il selciato, corsi d’acqua violacei interagiscono con drone ventosi e sottofondi gotici, mentre taglienti cocci di cristallo, nascosti da fogliame morente, creano ferite dolorose e sanguinanti. L’immagine della copertina sembra descrivere una scena apocalittica post-nucleare, l’ascolto però favorisce percezioni diverse, come l’inquietudine di fronte a un fatiscente e sperduto casolare dell’Oregon, inglobato fra alberi secolari di conifere (radioattivi, però), celato da edere carnivore rampicanti e palizzate che mettono paura e ne delimitano il perimetro, vietando l’ingresso agli estranei. Insomma, il solito fotogramma di un film horror, che fantasia eh? Chissà… magari è proprio lì che risiede il quartier generale della Cryo Chamber. Avrei voluto ascoltare qualche vocina lontana e distorta di fantasmi o demoni, peccato, non si può avere tutto, ma comunque non è escluso che all’interno ci siano oscure e malvagie presenze che banchettano con resti umani in putrefazione. Ho provato a bussare ed entrare senza permesso, ma a quanto pare la natura mi ha tenuto a distanza… per ora, creepy!
Come si capisce anche con Dakhma di Council Of Nine, Simon Heath (Atrium Carceri) sa bene cosa pubblicare, sembra quasi una personificazione di Leviatano che sceglie attentamente le proprie vittime sacrificali.
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