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«Af-Pak: la sfida della stabilità»: l’opera di Brunello Zanitti presentata a Roma

Creato il 11 luglio 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
«Af-Pak: la sfida della stabilità»: l’opera di Brunello Zanitti presentata a Roma

Lunedì 23 giugno, presso la Biblioteca Rispoli di Roma, si è tenuto la presentazione del volume di Francesco Brunello Zanitti, Direttore Scientifico dell’IsAG, Af Pak: la sfida della stabilità. Oltre all’autore, alla conferenza sono intervenuti Eugenio di Rienzo, Professore Ordinario di Storia Moderna all’Università Sapienza di Roma, e Daniele Scalea, Direttore Generale dell’IsAG.

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I lavori sono stati aperti proprio da Di Rienzo, che ha esordito presentando l’opera come un’analisi caratterizzata da un livello di approfondimento e acribia che raramente si trova nel panorama bibliografico italiano relativamente a quest’area geografica. Di Rienzo ha definito l’Afghanistan come la “chiave dell’Asia”, tenuto conto della sua posizione al crocevia tra Iran, subcontinente indiano e repubbliche dell’Asia centrale. Si tratta di un Paese povero e frazionato al suo interno, ancorché ricco di risorse naturali e decisivo sul piano strategico. Da un punto di vista storico, secondo Di Rienzo, la parabola dell’Afghanistan all’interno del mondo musulmano assomiglia un po’ a quella della Polonia nel concerto della politica europea tra Otto e Novecento: uno Stato conchiuso da grandi potenze circostanti che finisce inevitabilmente per assumere i tratti di un Paese “martire”.

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Nell’intervento di Daniele Scalea, la ricerca di Brunello Zanitti è stata invece collocata all’interno dei progetti scientifici ed editoriali dell’IsAG. Af Pak: la sfida della stabilità è il primo titolo della collana Giano e può vantare una prefazione ed un’introduzione di alto rilievo istituzionale: la prima è a cura di Roberto Toscano, diplomatico italiano già Ambasciatore in India e in Iran, mentre la seconda è opera di Lamberto Zannier, Segretario Generale dell’OSCE. Comprendere a fondo il contesto afghano-pakistano, ha affermato Scalea, è un compito imperativo per l’Italia che ha investito molto nella partecipazione a missioni internazionali per la stabilizzazione dell’area. Proprio qui si situa l’attualità di un’opera che ha il pregio di illustrare in modo dettagliato il contesto etno-politico e delineare possibili scenari futuri in base alle costanti della storia regionale.

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Francesco Brunello Zanitti ha quindi spiegato la struttura e la tesi di fondo della ricerca. Il volume tenta di fornire un approccio di tipo regionale in grado di abbracciare il quadro geopolitico dell’Asia Meridionale, considerando in modo privilegiato il punto di vista del Pakistan e dell’India. Quanto al sintagma Af-Pak, si può affermare che esso sintetizzi una comunità di destino tra i due Paesi suffragata da motivi storici e culturali non meno che da una prossimità geografica che ne ha intrecciato le rispettive vicende politiche. In tale contesto, si possono individuare oggi tre linee di tendenza che caratterizzano l’instabilità regionale: in primo luogo, il conflitto tra le etnie (Beluci, Pashtun, Hazara, Tagiki e altre ancora); in secondo luogo, l’antagonismo tra città e campagna; infine, la conflittualità confessionale tra sunniti e sciiti. È parimenti importante notare che mentre il Pakistan è considerato usualmente parte dell’Asia meridionale, l’inquadramento geopolitico dell’Afghanistan oscilla tra la regione che i geopolitici anglosassoni definiscono “Grande Medio Oriente” e l’Asia Centrale.

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Brunello Zanitti ha quindi spiegato che una delle costanti storiche dell’Afghanistan è quella di rappresentare una sorta di “tomba degli imperi”: la guerra anglo-afghana nell’Ottocento, il colpo di Stato comunista e poi l’invasione sovietica mostrano ad un tempo la centralità del Paese per gli equilibri geopolitici, il suo elevato potenziale di rischio e l’estrema difficoltà a conferirgli una fisionomia politico-istituzionale stabile e duratura. L’originalità dell’opera, pertanto, risiede anche nel tentativo di comprendere l’Afghanistan odierno alla luce del rapporto tra India e Pakistan, le due potenze più vicine all’Afghanistan, un rapporto che può essere definito di proxy war e dai cui esiti dipenderà lo sviluppo del Paese.

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La presentazione del volume si è conclusa con un circostanziato dibattito tra l’autore ed il pubblico presente. In particolare, il Terzo Segretario dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia, Artem Kalabukhov, è intervenuto con una serie di considerazioni relativamente al ruolo della NATO nel processo di stabilizzazione e sui rischi che tutti i Paesi confinanti, compresa la Russia, individuano a partire dall’eventualità di un’implosione interna dell’Afghanistan: il terrorismo, il traffico di droga e un’instabilità politica che potrebbe influire sulla cooperazione regionale.

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A intervenire dal pubblico è stata anche la ricercatrice del Ce.S.I. Francesca Manenti, recentemente rientrata da un’indagine sul terreno in Afghanistan, la quale ha brevemente descritto le criticità delle forze armate e di sicurezza afghane in vista del ritiro internazionale.

(Testo di Dario Citati, foto di Giorgia Licitra)


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