BERGAMO I media bergamaschi in questi giorni stanno parlando con grande (e giusta) enfasi del caso "affittopoli", con il pesante sospetto che in alcuni non sporadici casi gli alloggi comunali, a Bergamo e anche in altre località della provincia, siano stati assegnati a chi non ne aveva diritto e a canoni di favore. Senza entrare nel merito dell'inchiesta della magistratura, come rappresentante degli agenti immobiliari professionali bergamaschi vorrei fare una riflessione e lanciare una modesta proposta. La riflessione: gli appartamenti comunali che più han suscitato meraviglia sono quelli collocati in Città alta in prestigiose location, e affittati a canoni irrisori (salvo verifica dello stato di manutenzione, ma non crediamo siano tutte topaie fatiscenti), o comunque inferiori ai valori di mercato. Se è vero che le locazioni non sono rose e fiori, è anche vero che Città alta solitamente spunta le quotazioni maggiori, potendo contare su una clientela di affezione.
Ed è assai probabile che Città alta non sia la location ottimale per una famiglia che si presume non abbiente (se no non avrebbe diritto alle case comunali), che abitando sul colle incontra problemi logistici, di trasporti e rimessaggio automobile che incidono sui costi. Ed ecco la modesta proposta (da approfondire e verificare sul campo): anziché affittare a canone sociale gli appartamenti chic, perché non locarli sul libero mercato e utilizzare il (molto) maggior affitto ricavato per sostenere le famiglie bisognose a prendere in locazione un alloggio a loro volta sul libero mercato, dando loro un buono-casa con cui integrare la quota del loro reddito disponibile per affittare una casa? In questo modo si eviterebbe il rischio di abusi sul patrimonio immobiliare comunale, si garantirebbe il diritto costituzionale all'abitazione dei meno abbienti e si sosterrebbe anche il mercato delle locazioni, cosa che male non fa. Se serve una consulenza gratuita sul tema, Fiaip è disponibile come sempre.Fiaip Bergamo di Giuliano Olivati 17 Febbraio 2012