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Affogate in un mare di rosa

Da Consumabili
Affogate in un mare di rosa
…in questo momento l’influenza di sistemi e stereotipi, che sono più potenti degli individui, danno origine a delle situazioni di disparità per cui uomini e donne ancora non possono prendere le loro decisioni nella stessa realtà. Se ci concentriamo su ciò che ci sembra “naturale” in queste scelte veniamo sviati dal guardare al ruolo delle pressioni sociali e dal cercare di cambiarle.
 (da “Bambole viventi” di Natasha Walter, Roma, Ghena, 2012, p. 327).
Bambole viventi di Natasha Walter, giornalista e femminista britannica, è un libro imperdibile, che a mio parere dovrebbero  leggere tutti coloro che oggi si occupano  dei temi relativi al sessismo e alle pari opportunità.  Offre infatti un’analisi completa  e ben documentata del nuovo sessismo o, meglio, del ritorno - sotto forme ammantate di false apparenze di novità, emancipazione, libertà di scelta, empowerment - di stereotipi  vecchissimi e di un restringimento del ruolo delle donne nella società. In un momento in cui le disparità nella retribuzione, nei livelli occupazionali e nell'accesso a posizioni influenti tendono ad approfondirsi invece che a diminuire. Un ritorno, insomma, di molte cose che si credevano debellate, dopo la grande stagione del movimento femminista.
Natasha Walter analizza la situazione britannica che però non è certo diversa nella sostanza  da quella nostra, pur nelle specifiche peculiarità. Anzi, dirò, una delle cose che più mi ha colpito è proprio l’uniformità, così forte da causare sensazioni claustrofobiche, del contesto in cui siamo immersi. Come riguardo al ruolo mainstreaming dell’industria del sesso, della sua estetica, dei suoi valori, della sua rozza idea di “femminilità”, in gran parte dell’industria dell’intrattenimento e nei media a grande diffusione . Dai locali - in Inghilterra fioccano club di lap dance, night club con strip-tease e show soft-porno, dove ad esempio  si selezionano ragazze per diventare fotomodelle di riviste per soli uomini come Nuts – a programmi tv – il corrispondente inglese del Grande fratello ha la sua Cristina Del Basso che lì si chiama Jordan -  fino a pubblicità, video musicali,  e persino i videogiochi. 
I giochi per bambine, sempre più distinti da quelli per  bambini con l’abbondante ricorso al rosa per marcare una sorta di differenza (o gabbia?) mettono sempre più al centro in modo palese – si vedano ad esempio bambole come le Bratz, o le stesse W.I.T.C.H, ma gli esempi nel libro sono molto più numerosi  – la presunta necessità per le bambine di coltivare sopra ogni cosa il proprio aspetto esteriore allo scopo di essere vincenti e diventare padrone della propria vita. Insomma, il millenario stereotipo che accompagna femminilità con bellezza, fino a farne unico metro di successo per una donna, è abbondantemente ritornato, nella forma apparentemente più nuova della esasperata sessualizzazione .  Persino nei cartoni destinati alle più piccole.  
Non posso soffermarmi sui diversi temi trattati da questo importantissimo libro: dall’imprevisto revival del glamour modeling (posare nude per riviste maschili) alla prostituzione  sempre più “banalizzata” come scelta di potere e influenza per le donne anche attraverso una fiorente pubblicistica per teenagers(l’autrice sceglie di parlare non della tratta ma della prostituzione apparentemente “scelta consapevolmente” e considerata ormai generalmente del tutto priva di problematicità);  dal consumismo come modello dominante e pressoché unica visione della sessualità, che confonde la libertà di fare le proprie esperienze anche numerose e fuori dal matrimonio con l’obbligo a una performance sempre più precoce e priva di qualunque emozione e intimità, fino  al ruolo centrale assunto dall’industria pornografica nella vita sessuale delle persone; dal bullismo sessuale sempre più diffuso fin dalle scuole a danno delle ragazze ma spesso taciuto e misconosciuto fino alla sessualizzazione precoce imposta alle bimbe, a un’età in cui parlare di libertà di scelta suona particolarmente ipocrita e infondato. 
Tutti questi scenari trattati nella prima parte del libro hanno qualcosa in comune: una è di sicuro la grande confusione, pericolosa per la libertà delle donne, tra emancipazione sessuale e riduzione a oggetto attraente di consumo, bambola per i desideri dell’altro.  Con effetti nefasti che vanno  dalla diffusa frustrazione e vera e propria ossessione sull’aspetto fisico, sempre lontano dagli inarrivabili e artificiali modelli di attrattività sessuale proposti,  fino al dilagare del bullismo sessuale ai danni delle ragazze. La seconda cosa importante da sottolineare – e che è anche forse il filo conduttore de libro – è il contrasto tra la forte retorica della  scelta e del presunto empowerment  delle donne (e persino delle bimbe) che viene fortemente pompata, guarda caso, dagli stessi esponenti del potere mediatico e dell’industria dell’intrattenimento intervistati dalla Walter, e, di contro, la sensazione di  essere usate come oggetti di molte ragazze che sono passate per alcune di queste celebrate esperienze  e l’insoddisfazione di molte altre che accusano una sensazione di impotenza di fronte a ciò che avvertono come una gabbia. Su tutto domina incontrastato il potere del mercato: vendere risulta una priorità indiscutibile per tutti e leggendo questo libro sembra davvero che il sessismo renda parecchio: dalla cosmetica, alla chirurgia estetica, dalla moda all'industria delle diete, dall’industria del sesso fino all’industria dei giocattoli. Niente di male in un sano narcisismo, dice la Walter, ma è evidente che il senso di frustrazione diffuso rivela una cappa opprimente che sembra molto più punitiva che gratificante per le donne.
La seconda parte del libro rivela magnificamente il “piano” che c’è dietro alle apparenti casualità trattate nella prima parte, attraverso un’attenta e documentatissima trattazione del ritorno del determinismo biologico nella pubblicistica di maggiore diffusione e nei mass-media. Non posso soffermarmi neanche  un po’ su questa parte, che pure trovo forse motivo principale dell’eccellenza di questo libro. Dico solo che la Walter smonta  attraverso numerose interviste a scienziati e ricercatori, luoghi comuni ormai di nuovo imperanti: come la differenza dei cervelli tra maschi e femmine, delle attitudini come la propensione alla leadership o alla matematica, e la stessa distinzione manichea che viene fatta in un individuo  tra biologia e ambiente quando è il secondo spesso a produrre anche modifiche organiche . E infine giunge anche alla inquietante conclusione, suggeritale da altri esperimenti scientifici effettuati sul comportamento umano, che la riproposizione di questi stessi stereotipi sulla “natura” femminile o maschile di alcuni comportamenti può finire per condizionare realmente le scelte degli individui, che sono fortemente condizionate, infatti, dalle aspettative che vengono riposte su di loro. Come potrebbe piacere a qualcuno trovarsi da solo su una vetta? – si chiede la Walter ad esempio riguardo al forte pregiudizio che viene veicolato nei confronti delle donne che rivestono cariche di responsabilità. 
Concludo dicendo che Natasha Walter si distingue anche per il forte equilibrio, il non indulgere a fanatismi di alcun genere, per  l’attenzione a non generalizzare e a considerare anche che molte donne sono diventate loro stesse produttrici di questa cultura sessista  e che non bisogna cadere in facili scorciatoie come vedere le donne come delle vittime sempre e comunque.  Secondo lei, bisogna semplicemente essere più obiettivi  e smetterla di liquidare il nuovo sessismo come un effetto collaterale della maggiore libertà acquisita dalle donne che – guarda caso- sceglierebbero in piena libertà  ruoli da sempre imposti loro dalla tradizione. Bisogna invece prendere atto che ha preso piede una nuova cultura sessista fortemente diffusa per interessi di mercato, che sta facendo aumentare condizionamenti e aspettative sulle donne in quanto donne (e specularmente sugli uomini in quanto uomini) e che sta riducendo le possibilità di scelta, spesso drammaticamente per chi non proviene dagli strati più agiati della società. Specie in un momento in cui si riducono i margini di mobilità sociale e l'attuale assetto economico-politico spinge ai margini fette sempre più ampie di popolazione.

Al termine del libro, un elenco di utili link a progetti inglesi contro il nuovo sessismo che Natasha Walter illustra nel capitolo finale dal significativo titolo "Cambiamenti". Non ci si può limitare all'analisi, ma occorre agire per continuare a coltivare "il sogno che un giorno donne e uomini siano in grado di lavorare e amare fianco a fianco, liberamente, senza i vincoli di tradizioni limitate". Segnalo in particolare il progetto Object: www.object.org.uk.

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