Dal 18 gennaio scorso il coordinamento di "Non solo asilo" di Torino, formato da l'Ufficio Diocesano Migranti cittadino, la San Vincenzo,le Acli e la Cisl, prosegue nella raccolta delle firme per una petizione al Consiglio comunale della città affinché venga facilitato il riconoscimento della residenza ai rifugiati politici, titolari di protezione internazionale o umanitaria.
Infatti il "corto circuito" tra status di rifugiato e residenza anagrafica si verifica quando alcune persone non sono messe in condizione di dichiarare un domicilio stabile e individuabile.
Si vuole perciò, con questa petizione, l'equiparazione di queste persone, uomini e donne, che fuggono da zone di guerra o da realtà in cui sono perseguitati e discriminati, ai senza fissa dimora.
Solo ,infatti, attraverso il riconoscimento della residenza è possibile accedere ad alcuni servizi essenziali, necessari per favorire un percorso di emancipazione e di inserimento sociale.
Senza residenza non è possibile iscriversi ai centri per l'impiego, frequentare una scuola guida, iscriversi all'università o accedere all'edilizia popolare.
Considerando il particolare" momento" storico, che stiamo vivendo tra Africa maghrebina e Medio Oriente, sarebbe bene che l'esempio di Torino si estendesse ad altre città italiane.
Nell'interesse di tutti.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)