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AGALLOCH – The Serpent & The Sphere (Profound Lore)

Creato il 16 giugno 2014 da Cicciorusso

agalloch the serpent & the sphereA coloro che hanno vissuto dentro una caverna negli ultimi dieci anni, e che quindi non conoscono gli Agalloch, basti sapere che questi ultimi sono il gruppo capostipite del cosiddetto metal cascadico i cui primi tre dischi sono tra i più belli della storia dell’umanità; purtroppo il quarto gli era uscito malissimo, probabilmente anche a causa dell’interesse smodato che a un certo punto, per qualche motivo, gli Agalloch cominciarono a suscitare tra gente diciamo così estranea al genere; questo li portò a voler fare tutto l’opposto di quello che ci si aspettava da loro: all’epoca ci si aspettava un disco ancora più post-qualcosa, una cosa tipo Explosions In The Sky, che poi sarebbe stata un’evoluzione anche abbastanza naturale dopo Ashes Against The Grain; e invece Marrow Of The Spirit si rivelò essere una roba blastona tirata a lucido, una specie di versione Nuclear Blast di The Mantle.

È chiaro che sono pure speculazioni e la cosa potrebbe essere andata in tutt’altra maniera. Però è plausibile: sarebbe anche una visione romantica, quella degli Agalloch che sfanculano gli indiboi e cavalcano verso la rovina e la fine del mondo e la morte commerciale  - non tanto perché ora vendano di meno ma perché avrebbero potuto vendere molto di più; sarebbe una visione romantica, quindi, se non fosse che Marrow Of The Spirit era davvero brutto e senz’anima. Quindi sto speculando, dicevo, ma magari è andata così: magari hanno voluto fare apposta un disco cafone per una scelta anticommerciale. Ciò spiegherebbe pure Faustian Echoes, la canzone di venti minuti uscita qualche tempo fa, ancora meno appetibile da un pubblico di gente con gli occhiali, essendo un pezzo depressive black metal alla vecchia maniera. 

Insomma, li si aspettava al varco per capire se bisognasse mettere una pietra sopra agli Agalloch oppure no. È quindi con grandissimo giubilo che ci accontenteremo di questo The Serpent & The Sphere, fondamentalmente un Pale Folklore parte seconda, che sembra uscito dalla seconda metà degli anni novanta anche nel suono e nel riprendere certi piccoli dettagli tipici di quel periodo ma che poi non hanno trovato sviluppo nelle successive evoluzioni del genere. Certo, sa di artefatto (cit.), e fa specie ritrovarsi gli Agalloch, proprio gli Agalloch, a fare un disco di maniera; ma sapete come vanno queste cose. La canzone migliore rimane Celestial Effigy, di cui avevamo già parlato: il resto del disco si lascia ascoltare, e poco più. Non aspettatevi che ora mi metta a descrivervi asetticamente un disco degli Agalloch perché non si può descrivere asetticamente un disco degli Agalloch, pur se non uno dei migliori. Rimane comunque una sensazione di scampato pericolo, almeno per il momento, perché poteva andarci molto, molto peggio.  (Roberto ‘Trainspotting’ Bargone)



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