Nomi noti a tutti – da Leonardo a Shakespeare, da Marco Polo a Dante – immaginati in un tempo in cui erano ragazzini curiosi, ingegnosi, avventurosi o geniali. In parte simili ai nostri, per raccontare a tutti che il futuro è un mistero meraviglioso per il quale vale la pena impegnarsi e che i talenti vanno amati e coltivati.
In questo bel romanzo nato dalla penna, come di consueto aggraziata e coinvolgente, di Vanna Cercenà è una giovanissima e deliziosa Agatha Christie a venir tratteggiata in un immaginario primo suo caso poliziesco affrontato e risolto all’età di dieci anni.
Quella che poi sarà forse la più celebre scrittrice di gialli del mondo, dalla fantasia tanto arguta e fervida, quanto logica stringente e precisa, viene dipinta – in una ricostruzione storica e sociale ben fatta e documentata – come una bambina timida e di buon carattere, dolce ma determinata.
La piccola Agatha vive in una famiglia agiata e unita, ad Ashfield in Inghilterra, con padre, madre e un fratello e una sorella molto più grandi di lei.
L’atmosfera che la circonda è di affetto ed attenzione, ma anche di solitudine, perché la ragazzina non frequenta la scuola ma studia in casa con l’aiuto di un’istitutrice.
Pur avendo un ottimo rapporto con i genitori ed essendo benvoluta da tutti, fratelli compresi, Agatha non ha contatti con i coetanei. Si rifugia quindi nella sua potente fantasia, che inventa per lei amici immaginari – prima i teneri Gattini, poi le complici e ben assortite Ragazze – piuttosto realistici, con i quali parlare, ragionare, interagire. E dai quali farsi guidare e consigliare.
Si delineano già i tratti di una personalità riservata e riflessiva, attenta ai dettagli, capace di ragionamenti fermi e precisi, e di una mente fervida, abituata ad esercitare un’immaginazione rigorosa, ben sostenuta e realistica.
La bambina che emerge dalla narrazione della Cercenà è serena ma un po’ malinconica, molto attaccata ai suoi familiari e certa del loro affetto.
Ma è anche amante della giustizia, desiderosa che la verità venga sempre a galla, soprattutto quando a fare le spese di pregiudizi e superficialità sono persone alle quali vuol bene.
Così quando accade che il giovane giardiniere al quale è molto legata viene trovato morto nella stalla, appeso come in un’impiccagione, Agatha non si accontenta della versione ufficiale e sbrigativa della polizia locale che identifica un sicuro caso di suicidio.
Indagando sui particolari della scena del crimine, sul passato del ragazzo – condannato ingiustamente anni prima per un furto non commesso – , mettendo in relazione eventi, modalità e tempi, coinvolgendo i familiari – in particolare la cara e disponibile madre – e perfino un collaborativo ispettore di Scotland Yard in pensione, la piccola investigatrice in erba saprà far luce su un caso ingarbugliato e assolutamente non banale.
Un romanzo che si legge d’un fiato, nel quale la gradevolezza e l’abile costruzione della trama si accompagnano ad un vivace e buon tratteggio della vita sociale e delle abitudini dell’epoca, come anche delle modalità di conduzione delle indagini e di esercizio della giustizia (ad esempio il ricorso alla figura del coroner)
Ben fatta anche la caratterizzazione dei personaggi, ciascuno col suo ruolo e la sua personalità ben spiccata, in un concerto armonioso dove ogni parte è misurata e funzionale alla resa della storia, senza perdere di naturalezza e verve.
Ad allietare la già felice narrazione, i gentili disegni i bianco e nero di Elena Temporin che, puliti, morbidi, e ben calzanti, inframezzano la storia e ne sottolineano i momenti salienti.
Un ottimo punto di partenza, un’introduzione al giallo che fa venir la voglia di approcciarsi ai romanzi della vera Agatha Christie, i quali, per la loro scorrevolezza, la linearità della scrittura e la trama sempre intrigante che non indugia su particolari violenti o inquietanti, sono adatti per tutte le età e in grado di appassionare anche i lettori adolescenti.
(età consigliata: dai 9 anni)
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