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Agghiacciante silenzio – un poesia di Neal Hall tradotta da Francesca Diano

Creato il 30 ottobre 2015 da Emilia48
Neal Hall

Neal Hall

Neal Hall è un chirurgo americano, oftalmologo e poeta. Tre qualifiche completamente in armonia fra loro, perché la sua voce, che ha una potenza ipnotica, travolgente quando legge la sua poesia, è anche una voce che sonda e perfora ed estrae e rende visibile – che porta il “vedente al veduto” – il male, l’ingiustizia, i diritti calpestati, i pregiudizi, la sofferenza che l’uomo causa all’uomo. Quasi del tutto sconosciuto da noi, è invece riconosciuto a livello mondiale come uno dei poeti più autorevoli e ha ottenuto moltissimi premi e riconoscimenti negli USA, in molti paesi africani, in Canada, in Nepal, in India, Jamaica e Indonesia. Nato negli Stati Uniti, dove vive ed esercita la sua professione, è autore di quattro raccolte poetiche, Nigger for Life, Winter’s A’Coming Still, Where Do I Sit e Appalling Silence, da cui è tratta questa poesia e che è stato tradotto in telugu e urdu. E’ stato definito un “guerriero dello spirito” perché la sua poesia si ispira agli insegnamenti di Martin Luther King, Malcom X e a tutti quei profeti e anime illuminate che nei secoli hanno predicato l’abbattimento delle disuguaglianze, l’amore per il proprio prossimo, la compassione.  Eppure in lui è assente ogni retorica, inutile orpello quando la purezza della lingua, l’armonia sottilissima  dei suoni e la forza dirompente dell’amore per l’uomo rendono ogni suo testo un grande grido rivolto all’umanità.

Appalling Silence, che ho scelto di tradurre Agghiacciante silenzio, ispirata ad alcune parole famosissime di Martin Luther King, è un testo che dilania, perché dice il vero, perché così è ed è stato in ogni tempo e in ogni luogo, perché l’esperienza devastante di privare l’uomo della propria umanità o di non riconoscersela dentro. o di vedersela negata e sottratta è una atroce condizione dell’uomo, ma può essere anche un’esperienza individuale di cui si portano le ferite. E ancora più forte è l’impatto di questa poesia perché la sua forma perfetta parrebbe fare a pugni con l’oggetto di cui parla, e invece è proprio lo scontro di quella bellezza con quell’atrocità che fa sì che si intensifichino e si esaltino reciprocamente.

Francesca Diano

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Agghiacciante  silenzio

non è la notte

ma l’assenza di luce

non è l’ardore opprimente del deserto

ma la pioggia che manca di cadere

non è l’uomo che perde umanità

togliendo, negando umanità al proprio simile, ma

l’uomo che manca di trovare la propria umanità

lottando per ridare, per cedere di nuovo

l’umanità vista, presa, sottratta al proprio simile

non è il clamore stridente né le caustiche voci

dei malvagi, ma il silenzio agghiacciante

di quelli che dichiarano d’essere brava gente[1]

non è la notte,

ma l’assenza di luce

che ci tiene allo scuro

e in quell’oscurità non dobbiamo ricordare

le parole dei nostri nemici, ma

il silenzio dei nostri amici.[2]

[1] Martin Luther King. “Potrà succedere che noi di questa generazione dovremo pentirci. Non solo per le parole caustiche e le azioni violente dei malvagi, ma per il silenzio agghiacciante e l’indifferenza delle brave persone che se ne stanno sedute e dicono: aspetta il momento giusto”. Martin Luther King Jr.A Testament of Hope: The Essential Writings and Speeches
[2] Ibidem

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Appalling Silence

it is not the night,

but the absence of light

it’s not the sweltering fervour of the desert
but the rainfall that fails to fall

it is not humanity that loses its humanity
taking, denying humanity from its fellow man, but
humanity that fails to find its humanity
fighting back to give back to grant back
humanity seen, taken, denied its fellow man

it is not the strident clamor nor the vitriolic voices
of the bad people, but the appalling silence
of those who claim to be the good people [1]

it is not the night,

but the absence of light

that keeps us in the dark

and in that darkness we must remember not
the words of our enemies, but
the silence of our friends [2]

[1] Martin Luther King
[2] ibid

(C) 2015 Neal Hall e Francesca Diano per la traduzione. RIPRODUZIONE RISERVATA



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