carissimo Segretario,
mi spiace di essere assieme a voi solo col cuore, oltre che con la mente, ma comunque voglio che vi arrivi chiaro e forte il mio affetto, assieme con l'apprezzamento e il sostegno per tutto ciò che state costruendo, in condizioni sempre più difficili, per rendere civile e paritaria la vita di tanti cittadini che ancora sono considerati, socialmente ma ancor più gravemente persino dal punto di vista legislativo, di serie B o peggio, in assoluto disprezzo della Costituzione e dei diritti umani nel nostro Paese e nel mondo.
Il bisogno di vivere serenamente la propria sessualità, quale che sia, in armonia con chi si sceglie e assieme quello di costruirsi con ess** la propria forma di famiglia intesa come luogo dove esprimere nel massimo grado più personale e politico affettività, emozioni, ricerca della felicità, è diritto primario e inalienabile, per gli umani, come quello alla libertà e forse ancor di più di quello della propria incolumità, del cibo, della sopravvivenza propria e della propria specie. E la impossibilità di poter persino scegliere di decidere di dare attuazione in qualsiasi modo a questo bisogno primario non può che riflettersi drammaticamente sulle condizioni di vita e quindi di infelicità di tutti coloro che sono costretti a subire situazioni di tal genere, con ricadute negative negli ambiti sociali in cui operino.
Insomma, Celentano cantava "chi non lavora non fa l'amore", ma era solo una incredibile battuta da famiglia del mulino bianco, e infatti non ci ha creduto nessuno!
In realtà chi sa di non avere alcuna prospettiva di far felice qualcuno con cui condividere amore, per amore di cui valga faticare, produrre, costruire, con cui fare e mantenere " il nido", è evidente che ha ben poca voglia di lavorare e quando lo fa non è felice come avrebbe diritto di essere.
Per questo sono molto preoccupata per diversi amic** e compagn** che continuano a percepire sempre più dolorosamente la prolungata frustrazione di non poter rendere "legale" la propria relazione di coppia con la persona che amano, al punto di non riuscire a continuare a comunicare serenamente, e finiscono per vedere come unica soluzione la separazione, rinunciando al bel sogno di costruire insieme, solidalmente, la propria vita. Accettando in definitiva di subire la solitudine, malgrado il proprio naturalissimo e sacrosanto diritto di costruirsi la propria famiglia e avere il relativo riconoscimento sociale della propria scelta.
E' vero, è incredibilmente difficile, oggi come ieri, riuscire a costruire una famiglia vera assieme a chi si stima, si ama e con cui si vuole condividere il resto della vita.
Soprattuto in presenza di un condizionamento feroce come quello messo in campo dal cattolicesimo e non solo, con loro scagnozzi alla Giovanardi e affini, in ogni aspetto della realtà socio-politica nella quale ci troviamo da costoro costretti a vivere.
Soprattutto per chi decide di osare voler costruirsi una famiglia che non sia quella delle religioni monoteiste ortodosse, insomma non necessariamente eteroprocreativa, e perciò decida di farlo con persona di sua scelta, magari del suo stesso sesso biologico: infatti la Legge fondamentale del suo Stato non glie lo impone affatto, e tantomeno la legge Europea, come pure la Carta internazionale dei diritti dell'uomo.
Ma per qualsiasi coppia/famiglia non tradizionalmente riconosciuta, e in particolare per una famiglia omosessuale, considerata socialmente ancora illegale, il dover sempre vivere al di sopra di tutto quel che ti circonda, sapendo che comunque si è sempre sotto osservazione, qualunque cosa si faccia, piccola o grande che sia, e non solo da parte della comune gente etero a cominciare dalle proprie famiglie, ma anche e incredibilmente in modo ancora più opprimente persino da gente glbt, è molto pesante da sostenere e razionalizzare senza farsene schiacciare.
E trattamenti del genere non sono riservati solo alle ancora illegalizzate coppie/famiglie omo, ma sono da sempre riservati nella nostra Repubblica laica solo sulla carta anche alle coppie etero, non solo a quelle cosiddette" di fatto", ma persino a quelle legali per solo matrimonio civile, che non siano cioè quelle del del codice canonico.
Claudio ed io, coppia di coniugati in Unione Civile enon convenzionalmente etero malgrado le apparenze, siamo passati attraverso un'esperienza di questo genere. Sapevamo che avremmo dovuto affrontare un certo stigma, ma è stata una libera scelta, la nostra. In ogni caso ci ha pesato moltissimo addosso, soprattutto, nei primi venti anni della nostra vita in comune, anche se ce lo ritroviamo ancora quando e dove meno ce lo aspettiamo, e probabilmente ha molto influenzato i nostri rapporti sociali e persino l' espressione al meglio delle nostre capacità, da quelle lavorative a quelle personali e politiche.Eppure non eravamo famiglia clandestina, ma riconosciuta e garantita dallo Stato, che allora aveva appena stabilito con la legge sul divorzio anche le regole, sia pure vessatorie e dilatorie, con cui avremmo potuto decidere di scioglierla. Esperienza analoga tuttavia a quella di amici che si trovano ora ad attraversare esperienze in tutto simili, ma comunque diversa: la nostra famiglia ha goduto il piccolo vantaggio di essere certificata sul Registro di Stato Civile di Roma come legale, solo in virtù del fatto che casualmente i nostri sessi biologico/anagrafici erano diversi. Anche se non pari nei diritti perchè è stato necessario qualche altro anno e una riforma incompleta del diritto di famiglia per averne un riconoscimento ancora parziale...
Sono assolutamente certa però che proprio questa " sicurezza di legge" ci ha consentito di riuscire ad affrontare e superare le molte difficoltà di un rapporto interpersonale comunque complesso e difficile, riuscendo anzi ad accrescere e tenere viva la nostra relazione umana e affettiva nonostante insinuazioni malevole, tentativi di intromissione, forme più o meno larvate di censura dei nostri comportamenti personali da parte di chiunque, comprese le persone che nel tempo si sono aggiunte alla nostra famiglia, o ne sono uscite: perchè nella "famiglia" qualunque essa sia a cominciare da quella legale, le uniche persone ad avere e riconoscersi reciprocamente potere decisionale sono i suoi componenti, sopra tutto e tutti. Un po' come un piccolissimo stato nello Stato più grande che lo comprende ed è impegnato per legge a rispettarne l'esistenza e l'autonomia di gestione dei rapporti interni..
Penso che tutto ciò vi possa meglio far comprendere come mai da ormai quarant'anni mi batto perchè questo di farsi e mantenersi come si vuole la propria famiglia non sia diritto solo di una parte della popolazione di questo paese, e più in generale del pianeta, ma di tutta, a prescindere dai generi e comportamenti ed identità dei componenti.
E ho insistito, da sola, con la mia famiglia, in associazione con altri volenterosi: esorto tutti a unirsi in questa che è una lotta di civiltà improrogabile.
Molti dei miei compagni di lotta per i diritti degli omosessuali hanno impiegato anni prima di capire che la questione matrimonio/famiglia riguarda tutti, qualsiasi sia il genere, perché fa parte di diritti inalienabili della persona. E mi rattrista pensare che tanti di coloro con cui ho condiviso il difficile cammino verso la libertà di essere anche nella espressione della sessualità così come ciascuno di noi è, non ci sono più e non potranno godere di questo diritto e neanche decidere di non farlo, eppure questa lotta di civiltà non può altro che proseguire fino alla vittoria.
E' vero che il percorso è ancora pieno di ostacoli: i poteri infinitamente più potenti di noi, contro i quali da quarant'anni ci siamo battuti senza altre armi che il nostro cuore, il nostro cervello e il nostro corpo, sono ancora più potenti e più che mai accaniti contro chi non si omologa ai loro schemi comportamentali.Poteri forti, che continuano ad accanirsi per ridurre ciascun* così come vogliono e pretendono che sia, per sfruttarne sempre meglio il corpo e l'anima a loro esclusivo vantaggio, ed elargendo in cambio solo illusioni, menzogne, disperazione, morte civile, e spesso, troppo spesso, morte fisica.
Poteri che per autoconservarsi e autoriprodursi in modo sempre più totalizzante condizionano negli umani fin da piccolissimi, anzi prima ancora di nascere, la coscienza di sé, della propria capacità di amare gli altri, umani e non, con modi e strumenti sempre più subdoli e multiformi, e pericolosi per la vita e l'intelligenza umana e per la stessa sopravvivenza del pianeta.
Poteri reificanti che tendono in ogni modo ad estirpare fin nel ricordo quella innata capacità di AMORE che è RISPETTO dell'identità di chiunque altro da sè, amic* o nemic* che sia, per usare a loro solo vantaggio tutto ciò che non riesce a sottrarsi, attraverso l'intelligenza e l'amore, alla loro azione mortale.
Solo l'amore fatto di rispetto dell'altro da sé, la con-passione di cuore, corpo e cervello riuniti, senza menzogne e ipocrisie, è la parte più alta e sana dell'umanità: recuperarlo, coltivarlo e proteggerlo, farlo crescere ogni giorno ognun* dentro di sé e attraverso sé è l' unica occasione per gli umani di vera rivoluzione e riscatto contro tutti i poteri che ci hanno oppresso nel tempo e continuano a farlo: la percezione cosciente di questa semplice realtà e la sua attualizzazione è per mee continua ancora ad essere assolutamente la rivoluzione necessaria.
Ormai da secoli
tali potericatalogano gli umani, applicando alle persone come marchio etico, per meglio usarle ai loro scopi, "etichette ",che sono sempre contro l'Amore e contro l'essenza dell'umanità di ciascuno. E per meglio controllare le azioni e le reazioni anche singolarmente, applicano a ciascuno etichette distinte per categorie, per caratteristiche, per gruppi, in una serie di inumani sistemi di catalogazione basati sulla divisione e la differenziazione, con l'unico scopo reale di creare e fomentare mancanza di rispetto, contrapposizione, invidia, rivalità, odio, conflittualità, violenza, fino all'estrema conseguenza dell'autodistruzione. E addirittura pretendono di spacciare ciò per amore, mentre ne è l'esatto contrario, perchè come ognuno sa per natura l'Amore è rispetto reciproco dell'altr*, del divers* da sé, fonte di creazione, non di distruzione.Sono sempre più convinta che la lotta contro il sistema di etichettatura del potere e delle sue nefaste conseguenze civili sia ancora tutta da combattere: a cominciare da ciascun* all'interno di sé, per liberarsene assieme ai condizionamenti relativi e ri/assumere la propria inalienabile identità davanti e dentro al mondo.
Ri-conoscersi per quello che si è e non per quello che si vorrebbe/dovrebbe dimostrare di essere agli altri (e a qualche potere) non è opera da poco, per nessun*, perchè tutto congiura contro la sincerità e la lealtà dell'individuo ad identificarsi e farsi identificare per quel che è, nud* e bell* e senza paura di essere ciò che si sa di essere e si è; per ciò ancora troppo pochi nel nostro paese sono decisi ad attualizzare i propri diritti fondamentali, compresi quelli relativi alla sessualità, soprattutto perchè considerandoli qualcosa di eccezionale li confondono con una sorta di privilegio. Bisogna prender atto che in Italia, paese sessuofobo e sessista in modo ossessivo, grazie alla diseducazione relativa profusa dalla dottrina cristiana in ogni livello della società, solo pochi e con molta fatica personale, compresi quelli che si proclamano laici, possono dirsi veramente consapevoli dei propri diritti relativi alla sfera sessuoaffettiva.
Gli attivisti dell'Associazione Radicale Certi Diritti si sono assunti il difficile compito di promuovere a partire dalle persone lgbt l'assunzione di consapevolezza dei propri diritti, cominciando da quelli relativi alla sfera sessuoaffettiva, riuscendo a mettere in movimento forze intellettuali e posizioni politiche ghettizzate e bloccate da decenni su posizioni pretestuose di subalternità e discriminazione. Costringendole a confrontarsi con le libertà e i diritti sanciti dalla Costituzione e a prendere atto della legittimità delle richieste l' Associazione ha conseguito un primo successo importantissimo per tutta la società civile, del cui peso socio-politico è prova quotidiana il tentativo da un lato di minimizzarne gli effetti, dall'altro di appropriarsi dei meriti. Ma è necessario invece raccogliere tutte le forze per proseguire il lavoro che è estremamente delicato, complesso e difficile fino alla sua logica conclusione.
Pertanto in primo luogo e con decisione occorre intensificare ed estendere a tutti i livelli, sociali, politici, giuridici, la battaglia per il conseguimento del Matrimonio Civile per le coppie omo- trans- sessuali che chiedano allo Stato di riconoscere/ legalizzare la loro coppia/famiglia, in tutto alla pari delle coppie etero. E dobbiamo chiedere e ottenere espressamente su di essa la solidarietà e il sostegno concreto di tutte le persone e le associazioni di qualunque genere che dichiarano di battersi per i diritti civili per realizzare un grande movimento di opinione a supporto di questa battaglia di civiltà.
Abbiamo assoluto bisogno di suscitare e stabilire sinergie forti tra la gente di buona volontà e senza troppi pregiudizi, perché dobbiamo essere in grado di far comprendere che questa lotta non riguarda solo le libertà e i diritti di una parte ( quella omotrans) dei cittadini di questo paese, come potrebbe sembrare e come spesso si cerca di propagandare, ma quelli di tutti.
Dovremo riuscire nelle nostre diversità ad essere uniti e determinati perché abbiamo e avremo contro poteri fortissimi che come già in altre occasioni cercano e cercheranno con tutti i mezzi di imporre le loro leggi religiose al nostro stato laico.
Non dubito che sarete ancora più bravi di quanto siate già e il mio contributo, per quanto posso, ci sarà.
Auguro a tutti noi buon lavoro, anzi ottimo !
Perché credetemi, prima di morire vorrei davvero riuscire a vedere nel mio Paese Renzo e Lucio, Paola e Francesca uscire dall'Ufficio di Stato Civile del loro Comune dopo aver messo le loro firme sul Registro di Stato Civile, ovvero dei matrimoni, così come hanno scelto.
Ovviamente perché son veramente stufa di sentire che hanno un sacco di problemi quotidiani e dovermi sorbire tutte le loro lamentele sul fatto non la gente e lo Stato non li considerano una famiglia vera!!!
Alba Montori - 2 dicembre 2011
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