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Agnes Browne Mamma, di Brendan O’Carroll

Creato il 19 settembre 2014 da Diletti Riletti @DilettieRiletti

Come Mark, uno dei protagonisti, Brendan O’Carroll ha una caterva di fratelli. Come lui, ha smesso di studiare a 12 anni per lavorare. Come lui, è irlandese. E se anche sua madre non si chiamava Agnes, possiamo stare certi che per il carattere, la tempra e l’humour della protagonista lo scrittore abbia attinto alla combattiva mamma Maureen, ex-suora poi diventata parlamentare socialista.

Agnes Brownenata come dicevo dalla penna di O’Carroll (e dallo stesso scrittore impersonata sul palcoscenico e nella famosissima sitcom, insieme ad amici e parenti), è un personaggio unico e per molti aspetti memorabile: forse non una novella Anna Karenina, ma di certo un’eroina sagace quanto sboccata nella livida “verde Irlanda” degli anni 70 (e non -come un’illustre giornalista ha scritto- anni 40).

La sua semplice storia si svolge nel Jarro, un quartiere popolare di Dublino brulicante di vita, tra il banco della frutta al mercato e i venerdì sera con l’amica Marion al Foley’s Select Lounge and Bar, il marito Rosso –manesco e amante del gioco d’azzardo-  e una ciurma di figli di tutte le età da tirar su. La vita degli abitanti del quartiere, soprattutto delle donne, è una continua rincorsa per sfuggire alla miseria con mille espedienti: Agnes non fa eccezione, come tutte conta i centesimi, compra roba usata, sta sulle spese, accorta a tutto tranne che a se stessa, fino a che non accade l’imprevisto. Il Rosso muore. Tragedia? Per niente.

Come accade a molte donne, una volta vedova, Agnes non solo non si perde d’animo, ma scopre una vita diversa e si riscopre. Il libro inizia proprio subito dopo la morte del Rosso, con l’esilarante incontro di Agnes e Marion con l’impiegata della Previdenza Sociale.

La narrazione scivola via spedita, piacevole, tra strafalcioni, lacrime, litigi e risate, saltando da un personaggio all’altro come in brevi siparietti teatrali, tenuta insieme dalle braccia, dalla forza di una giovane donna indomabile.

Piccola notazione: in tutte le recensioni che ho letto, Agnes e il libro sono presentati come comici. Non nego che vi siano dei momenti di ilarità, di quella farsa involontaria che il quotidiano offre a guardarlo con occhi scanzonati. Tuttavia trovo la definizione appena riduttiva: Agnes è soprattutto un bel ritratto di donna del popolo, sveglia e combattiva, per certi versi ingenua come una quattordicenne e per altri con l’esperienza di una donna matura, un personaggio rude com’è giusto, ma capace di grandi affetti e incontrollabili slanci.

E ora, permettetemi un paio di asterischi, di quelli che a “lei di cui qui sotto” piacciono tanto.

*Il libro è stato tradotto da Gaja Cenciarelli, e se leggeste quello che scrive -cosa che vi consiglio- capireste perché, fosse dipeso da me, non avrei affidato ad altra persona un materiale così vivace e scoppiettante.


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