Il nuovo presidente della Rete delle Fattorie sociali, l’imprenditore agricolo Di Stefano, che conduce la famosa fattoria sociale del Circeo, ha fatto un bel centro. Il suo dinamismo e il credo nel valore della multifunzionalità educativa e sociale del coltivare la terra, l’ha portato a concludere un accordo con il Mozambico che ha tassi di sviluppo del 7% e un’agricoltura ancora molto arretrata e sopratutto problemi socio-sanitari.
Hanno spazi enormi e alla periferia di Maputo hanno individuato una fattoria con 100 Ha, dove potrebbero lavorarci con sperimentazioni valevoli per il Sud del mondo, tecnici, operatori sociali. Poi ci sono in loco i “Padri bergamaschi” interessati alle iniziative di formazione.
Riporto alcuni stralci del comunicato stampa che ho ricevuto.
“Il Mozambico, Paese con tassi di crescita costanti superiori al 7% ed un immenso potenziale agricolo (36 milioni di ettari di terreno arabile, di cui meno di un quinto attualmente adibito alla produzione), ma chiamato a fronteggiare ampie sfide in termini di sviluppo, sembra essere la destinazione ideale per promuovere l’eccellenza italiana in termini di Agricoltura Sociale, che persegue l’integrazione tra l’attività produttiva agricola e l’offerta di servizi sociali, educativi, formativi e occupazionali”. E’ partendo da queste premesse che il Console Onorario del Mozambico a Milano, Simone Santi, ha sostenuto ed accompagnato la visita in Mozambico del Presidente Nazionale della Rete Fattorie Sociali Marco Berardo Di Stefano, al fine di valutare la possibilità di inserire l’Agricoltura Sociale nel Piano di Sviluppo Agricolo del Governo mozambicano.
Il progetto ha ricevuto l’immediato interesse del CEPAGRI (Centro de Promoção da Agricultura del Ministero dell’Agricoltura del Mozambico), che ha espresso il desiderio di una realizzazione in tempi brevi, a partire da un Centro di Agricoltura Sociale per il Sud del Mondo, su un’area di circa 100 ettari, individuata nella periferia di Maputo. Questa Fattoria Sociale potrà generare nuova occupazione (a vantaggio di lavoratori locali o di altri Paesi africani) grazie alla produzione agricola diretta, sviluppando in particolare una specifica attività formativa ed educativa indirizzata alle fasce più deboli ed agli operatori del settore, in modo da creare i presupposti per la replicabilità del progetto in altre aree in via di sviluppo.”