Ah, come vorrei che fosse sempre così!

Da Pendolo0

In molti dei miei post ho parlato delle peripezie cui è sottoposto il povero pendolare a causa dei ritardi dei treni. Le corse per non perdere la coincidenza con l’altro treno,  per arrivare in tempo al lavoro, alla riunione, lo stress, le attese interminabili lungo il binario, sono scene purtroppo molto, troppo, frequenti.

Oggi voglio scrivere qualcosa di diverso, voglio raccontarvi quanto è più bella la giornata quando il viaggio del pendolare va come dorebbe andare.

Perché stamani è successa una cosa cui non sono abituata: il treno del viaggio di andata mattutino è arrivato a destinazione (pensate un po’!) con ben tre minuti di anticipo.  Quei tre minutini che ci hanno regalato non sono un grande guadagno, è vero, ma hanno rilassato molto l’inizio della giornata a me e a molti miei compagni di viaggio.

Tanto per cominciare, durante la discesa non c’era  il solito pigia-pigia e non si è verificato l’effetto valanga all’apertura delle porte. Siamo scesi tutti ordinatamente, il signore che mi precedeva mi ha pure gentilmente tenuto aperta la porta dello scompartimento. Il percorso verso l’uscita non è stato la solita gara a ostacoli, mi è parso quasi una piacevole passeggiata.

Pochi metri dietro di me, tre signore discutevano amichevolmente di quale fosse la migliore marca di detersivi per i piatti.

Un ragazzo e una ragazza mi precedevano, camminando mano nella mano, con i loro zaini in spalla: rosa quello di lei, nero quello di lui. La ragazza  stava ripetendo, con il piglio sicuro di chi ha studiato un bel po’, la differenza tra “amor cortese” e “dolce stil novo”, lui la ascoltava attento e preoccupato, ripetendo le ultime parole di tutte le frasi per cercare di memorizzarle.

A un certo punto sono stata superata una ragazza che camminava con passo svelto portando sulle spalle la voluminosa custodia di un violoncello.

Il capotreno sorridente chiacchierava  con il macchinista affacciato al finestrino del locomotore.

In fondo al marciapiede, qualcuno fischiettava “Tanto pe’ canta’ ”, con un bel suono, armonioso e vibrato come quello di un usignolo.

E, uscita dalla stazione, mi sono accorta che era pure smesso di piovere.



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