Scritta su un muretto...chissà che significa...
C'è un programma alla tv filippina in cui una conduttrice bella e dalla lingua sciolta intervista delle studentesse a un qualche evento. Parla inglese come se fosse la sua lingua madre, l'accento è marcatamente americano, esageratamente americano forse.Non c'è da sorprendersi, moltissimi filippini, specialmente quelli con un grado di istruzione elevato, parlano l'inglese così. In molti sostituiscono la f con la p, così che un caffè e una fotocopia diventano la stessa cosa, ma lo parlano comunque molto bene.
Torniamo al programma televisivo. Le studentesse rispondono alla prima domanda in inglese, con una certa disinvoltura. La conduttrice formula la seconda domanda e quell'accento comincia a far venire la nausea. Le ragazze a sorpresa rispondono in tagalog, la lingua nazionale, o meglio l'altra lingua nazionale, perché l'inglese, pur non essendolo dichiaratamente, è utilizzato ovunque: per gli annunci all'aeroporto, nei cartelloni pubblicitari e appunto in tv.
La conduttrice non batte ciglio, ascolta, annuisce, non traduce, perché il programma non è diretto a noi stranieri ma ai filippini - che il tagalog lo conoscono tutti - poi commenta in inglese e infine formula nella stessa lingua la domanda seguente, alla quale le ragazze continueranno a rispondere in tagalog. Gli altri invitati intervengono formulando i loro commenti indifferentemente in tagalog e in inglese, nel primo dei casi inserendo comunque varie parole nella seconda lingua, ovviamente le uniche che noi riusciamo a comprendere assieme ai vocaboli ereditati dallo spagnolo. Insomma, all'inizio del programma ti hanno illuso, facendoti pensare che avresti potuto seguirli. Continui ad avere la stessa impressione per un po', ingannato da estemporanei commenti e termini in inglese o spagnolo, ma dopo alcuni minuti ti rendi conto che non ci stai capendo un cazzo e lasci perdere.Fosse solo per i programmini in tv non sarebbe un grosso problema, il fatto è che la stessa cosa ti può capitare mentre chiacchieri con qualcuno in strada o al bar. Il vocabolario forbito, le espressioni azzeccate e quell'accento odioso (non perché americano ma perché fastidiosamente affettato) ti danno l'impressione che li stai seguendo, e li ascolti persino annuendo. Quando poi il numero di termini in tagalog ha superato la soglia del decifrabile ti accorgi che sei irrimediabilmente fuori strada e da quel momento il sorriso che ti stampi in faccia più che rappresentare l'illusione camuffa l'imbarazzo.
E speri soltanto che finisca in fretta.