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Ah…se non ci fosse la carta

Creato il 25 febbraio 2014 da Annaaprea55

Viviamo in un mondo di carta e la carta è la tecnologia attraverso cui abbiamo dato un senso al mondo, lo abbiamo esplorato, conosciuto e fatto progredire. Nel suo bel libro, L’odore della carta, uscito qualche mese fa dall’editore Tea, Ian Sansom, critico letterario del Guardian, ci racconta tutto ciò che si può immaginare del più straordinario dei materiali inventato dall’uomo: la carta.

Il libro è innanzitutto una storia della carta ma è anche una celebrazione, un libro ricco di aneddoti, curiosità, provocazioni letterarie e tuttavia, attenzione, si tratta di un percorso intelligente che nulla toglie al digitale e alle trasformazioni del mondo. Sansom dice solo che la morte della carta è stata annunciata troppo in fretta. Come il filosofo Jacques Derrida ha fatto notare “dire addio alla carta oggi sarebbe come decidere, un bel giorno, di smettere di parlare perché ormai si è imparato a scrivere”. Del resto anche l’atto di scrivere, a pensarci bene, è antecedente alla carta visto che l’uomo ha scritto sempre e ovunque, su papiri e pergamene, sulle tavole d’argilla e sulle foglie di palma.

Siamo fatti di carta

Viviamo in un mondo di carta e un’esistenza priva di carta sarebbe ancora oggi inimmaginabile o quasi. Certo possiamo provare a farne a meno, ma solo perché gradi scrittori, artisti e musicisti ci hanno insegnato a farlo con i loro libri, i loro dipinti, la loro musica.

Il mondo in cui viviamo è stato costruito con la carta, la utilizziamo da 2000 anni e se non esistesse ancora oggi avremmo il problema di doverla inventare. Sembra quasi che non possiamo astrarre la carta dai nostri pensieri tanto che essa è ancora il modello su cui si sviluppa la tecnologia: l’ lPad somiglia a un taccuino, il Kindle a un libro, l’iPhone a un’agendina.

La storia del mondo

Senza carta, strumento di tutte le rivoluzioni, archivio e veicolo di ogni istanza fisica e metafisica, non sarebbe immaginabile nulla: non ci sarebbero stati soldi, stampe, disegni, perizie, grafici, mappe, brevetti, non ci sarebbero i taccuini di Leonardo, le dichiarazioni, le leggi, le scatole, i certificati, i rituali, le preghiere neppure le case (se abitate in Giappone è possibile che la vostra casa sia fatta di carta) e non ci sarebbe stata neppure la carta igienica.

Ebbene sì… se possiamo pensare di sostituire le banconote con il bancomat, non sarebbe facile trovare un’alternativa alla carta igienica. (Sull’argomento non perdetevi il delizioso commento di Maurizio Maggiani, un po’ datato è del 2004, ma gustoso, sulle previsioni di aumento del consumi di carta igienica nel mondo.)

Istock foto blank paper sheet hanging on a rope in garden

Le foreste di Amazon

Il mondo cambia  ma la carta resta e assorbe tutto ciò che può essere assorbito… persino le foreste. E questo è il punto, anzi è il dilemma. Mai dimenticare, scrive Sansom, che “le più grandi foreste del mondo non si trovano in Canada o in Amazzonia ma nelle librerie e nei magazzini di Amazon sparsi nel globo”. Una risma di carta corrisponde più o meno al 5 per cento di un albero e il costo lordo di un libro supera di gran lunga quella di un singolo albero e si avvicina con tutta probabilità a quella di piccolo un bosco. E se pure le foreste fossero gestite, da qui all’eternità, secondo un modello sostenibile non dimentichiamo che la produzione di un foglio A4 è causa di emissioni di gas serra tante quante ne emette un’ora di lampadina accesa. Mamma mia..che fare?

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Portiamole rispetto

Il minimo che possiamo fare realisticamente è portare rispetto alla carta.
In giapponese esiste l’espressione “yokogami-yaburi” che in senso letterale indica il gesto di strappare un foglio in direzione contraria alla fibra e in senso metaforico è sinonimo di perversione.
Allora se non rispettiamo la carta, se non facciamo attenzione al risparmio, finiremo per andare contro il senso delle cose.



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