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ai Giornalisti, non agli Editori

Creato il 24 febbraio 2013 da Marcodalpozzo @marcodalpozzo
Il linguista Tullio De Mauro sottolinea i problemi che una situazione culturale così devastante comporta per la democrazia in questo paese: sette italiani su dieci non sono semplicemente in grado di capire cosa viene loro detto e spiegato dagli organi di informazione, anche nel caso che questi facciano realmente – e accade di rado – un buon servizio.
In un periodo storico in cui al cittadino medio viene chiesto di votare su argomenti complessi, che richiederebbero un approfondimento notevole e una buona dose di senso critico per vagliare la reale portata e le implicazioni delle proposte dei vari partiti, il 70% degli Italiani non capisce, molto banalmente, nemmeno di che cosa si stia parlando.
Uscire da una situazione così tragica però è un problema arduo. Non è soltanto trovare i fondi per la digitalizzazione della scuola, o fare proposte bizzarre per costringere gli insegnanti a fare più ore di lezioni: significa che bisogna ripensare dalle fondamenta il sistema della istruzione e della formazione. Perché sette italiani su dieci che non sanno in pratica leggere non sono un problema culturale. Sono un problema politico ed economico. Per tutti.
Sono tre brani di un articolo interessante ma molto deprimente sulla questione del...rimborso dell'IMU. A parte il ruolo della scuola, io credo che molta responsabilità sia degli organi informativi. Il maestro Manzi insegnava a leggere e scrivere, ad "operare" con i singoli dati (mettere insieme le lettere dell'alfabeto); per far questo bastava e avanzava la televisione. Ora servirebbe insegnare come si mettono insieme i dati per avere informazione e acquisire conoscenza; per far questo, di mezzi, ce ne sono fin troppi: non soltanto la TV, evidentemente. Tra i sette saperi necessari all'educazione del futuro, Edgar Morin ha messo la conoscenza pertinente: nelle scuole si può sensibilizzare quanto si vuole e cercare di creare un idoneo substrato culturale, ma se poi il panorama informativo è povero, c'è poco da fare!
Ecco perchè il ruolo dei giornalisti è fondamentale. Parlo dei (ai) giornalisti, perchè degli editori non mi fido. Non mi fido perchè chiedono l'intervento pubblico del prossimo Governo "sul fronte della domanda - circoscritto nel tempo e ben delineato nell’oggetto – è indispensabile per superare l’emergenza e tutelare davvero il pluralismo: ad esempio nella forma di incentivi fiscali per favorire la ripresa degli investimenti pubblicitari e per diffondere la lettura dei giornali tra i giovani" (via) senza porsi minimamente il problema del ruolo che svolgono nella società. Faccio un paio di esempi: (1) la pubblicazione di uno sconcertante appello al voto delle donne del PDL (in cui sono stati utilizzati dei volti evidentemente inconsapevoli) sul Corriere; (2) l'ipocrita indignazione di Repubblica all'ennesima inqualificabile esternazione di Berlusconi: come sacrificare la funzione sociale sull'altare della mera monetizzazione.
ai Giornalisti, non agli Editori
Parlo dei (e ai) giornalisti, quindi. C'è bisogno di un ruolo di guida, complementare agli insegnamenti della scuola: l'informazione e la conoscenza è nelle vostre mani!
Un Governo serio, quindi, è a loro che dovrebbe direttamente concedere i contributi pubblici per l'editoria sotto forma di Reddito Minimo Garantito. Questa la proposta, assolutamente plausibile, fatta Jacques Rosselin sull'Huffington Post Francia (via). A mio avviso, anche per rispondere al commento all'articolo originale segnalato da LSDI ("Poiché è assurda la distribuzione a fondo perduto di 1,6 miliardi di euro a organi di informazione mantenuti in vita attraverso la respirazione artificiale (anche quando sono portavoce di gruppi finanziariamente solidi), la proposta è lungi dall’ essere insensata. Anche se sarebbe complicato trovare delle modalità di applicazione semplici."), il modo per farlo c'è: sarebbe sufficiente far transitare i contributi pubblici per le mani dei cittadini, delegando a loro la scelta dell'articolo (in un set ristretto solo agli articoli di qualità, cioè funzionali alla crescita). Il Modello Fotovoltaico non è altro che questo.
Immagine Pigazzetta

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