E’ sorta una reazione abbastanza indignata, da parte di alcuni, contro i giornalisti di gay.it che hanno pubblicato una lista coi nomi e cognomi dei senatori “malpancisti” che vorrebbero far naufragare la legge sulle unioni civili. L’accusa di aver steso una lista di proscrizione e di usare metodi squadristici (vedi ad es. La Repubblica).
Ora, l’accusa di squadrismo, ovviamente, è sbagliata, perché nessuno di questi senatori avrà un danno alla propria vita peggiore di un’e-mail un po’ intasata per un giorno; i fascisti facevano tutt’altro ed è offensivo anche solo fare il paragone. Per come la vedo io quella di gay.it è solo un’iniziativa informativa, e una giusta nel merito se non nel metodo, perché io devo sapere chi è che vota contro di me in Parlamento.
Vero è, però, che questo tipo di metodi non sono utilizzati molto di frequente nel dibattito politico (intendiamoci, sono utilizzati, ma non di frequente e di solito in forma un po’ diversa). Perché gli LGBT vi fanno ricorso in casi come questo?
Io credo che molti “esterni” non riescano a capire perché i gay hanno questo tipo di reazioni. Al di là del fatto che siano adeguate al raggiungimento dei risultati politici o che non lo siano, sono sicuramente adeguate alle esigenze della comunità omosessuale.
Una volta le storie di omosessuali nei film e nella fiction erano rare ed erano solo storie tragiche… ma rispecchiavano bene quello che accadeva a moltissimi omosessuali. Oggi finalmente le storie gay nella fiction sono più frequenti e meno tragiche, e a volte anche molto positive, e ciò è fantastico. Ma l’effetto collaterale di ciò è questo: che molti eterosessuali finiscono col convincersi che improvvisamente i gay stiano benissimo, che siano ricchi, accettati da tutti, spensierati ed allegri.
Non è così. La vita di molti, probabilmente della maggioranza dei gay italiani è ancora difficile o difficilissima: affrontiamo da piccoli odio, bullismo e discriminazione. Fin dalla più tenera età ci viene detto che siamo diversi, che siamo difettati, che non siamo in grado di provare vero amore, che non possiamo crescere dei figli, che non possiamo avere una vita normale. Dire ai genitori del nostro orientamento sessuale è difficile e spesso doloroso; difficile prevedere come reagiranno e che ripercussioni potrà avere la cosa. Il percorso di accettazione, quando c’è, è lungo e complesso per tutti. E infine, la discriminazione di stato, che completa il quadro di difficoltà in cui siamo calati e non solo: vi appone sopra il sigillo di approvazione. Avevano ragione, quelli che ci dicevano tutte quelle cose orrende, lo stato dà loro ragione!
La vita degli omosessuali in Italia è ancora molto, molto difficile, anche se meno che in passato per fortuna. La questione dei diritti non è dunque una semplice richiesta politica, è anche l’urlo di protesta di chi troppo a lungo è stato schiacciato. Gli eterosessuali non si devono mai chiedere come reagiranno i genitori al loro essere omosessuali, né devono fantasticare di fughe all’estero per potersi costruire una famiglia, né devono porsi il problema di come potrebbero reagire parenti, amici o datori di lavoro sapendo che sono eterosessuali. Tutti questi sono problemi estremamente seri per il loro duplice valore di immediatezza pratica (io se voglio sposarmi non posso, sic et simpliciter) e di peso psicologico.
Dunque questi “malpancisti”, agli occhi di molti eterosessuali colpevoli soltanto di “idee diverse”, in realtà verso noi LGBT sono colpevoli di crearci autentiche difficoltà, autentica sofferenza, autentica discriminazione. Giocano letteralmente sulle nostre vite, danneggiano attivamente e direttamente le nostre vite. Incazzarcisi per noi è davvero il minimo. Se qualcuno dentro di sé in questo momento li stesse odiando, lo capirei, è una reazione brutta ma drammaticamente umana.
Non è un caso che una delle iniziative più apprezzate anche dagli etero per la simpatia e la serenità con cui è stata presentata sia stata quella di Giampietro Belotti, il “nazista dell’Illinois”. Che non ringrazieremo mai abbastanza, e che è etero. Proprio il fatto di essere eterosessuale gli ha permesso di fare una cosa che a noi LGBT viene talvolta difficile: scherzare sulla situazione. I nostri problemi sono seri e tendiamo a prenderli sul serio. Forse non sempre premia strategicamente, ma non si può dire che non sia una reazione normale.
Ribadisco che l’accusa di squadrismo è del tutto campata in aria, lo squadrismo non è quello. Tuttavia posso capire che dall’esterno la reazione molto forte che abbiamo ai pregiudizi omofobici possa non essere immediatamente comprensibile.
Ed è a questo punto che tocca anche un po’ a voi lettori… sì, anche a voi, signori “malpancisti”, fare lo sforzo di capire noi: la discriminazione e la violenza, sia fisica che psicologica, per noi non sono una questione ideologica, ma la realtà sofferta della nostra vita. Le nostre reazioni ad essa non possono che rispecchiare ciò.
Ossequi