Se le cose strane non le faccio all’estero non mi diverto. Il mio primo lancio con il paracadute l’ho fatto in Australia, precisamente ad Airlie Beach. La località è decisamente molto turistica, non ve lo nego, ma un salto bisogna farcelo per forza, solo per vedere i suoi colori e l’isola di White Heaven.
Il viaggio per arrivare ad Airlie Beach è stato un po’ travagliato, da Sydney prima un aereo per Brisbane e poi un altro in direzione aeroporto di Mackay e poi da lì un viaggio della speranza in autobus tra le campagne australiane. L’autobus era praticamente vuoto, quindi o si dormiva o si ascoltavano le storie dell’autista.
Ad Airlie Beach mi aspettava un amico, conosciuto qualche mese prima in ostello a Bondi Beach, istruttore di paracadutismo.. ed ecco svelato il perché il mio primo lancio con il paracadute è avvenuto proprio qui.
IL VESTIARIO
Spavalda, mi sono presentata per il lancio in pantaloncini corti e canottiera, niente di più sbagliato. Per non parlare delle infradito, sbaglio madornale, per fortuna mi è stato dato il vestiario adatto: pantaloni lunghi, maglietta (maniche corte o lunghe) e scarpe da ginnastica rigorosamente chiuse.
LE POSIZIONI
Non bisogna pensare che si prenoti il lancio e in due e due quattro ci si butti, c’è prima un momento di preparazione per la sicurezza personale, e anche per quella del tuo istruttore. Niente di impossibile, braccia incrociate al petto, gambe piegate all’indietro, testa indietro. Una volta che l’istruttore, dopo il lancio, vi tocca la spalla, potete aprire le braccia e godervi la vista e l’emozione. Al momento dell’atterraggio gambe tese in avanti, come se steste seduti, sorreggetevi le gambe con le mani.
IL LANCIO
Un’emozione indescrivibile, ogni volta che riguardo il video del mio primo lancio con il paracadute, a parte sentirmi una perfetta idiota per via dell’espressione, rivivo la stessa stupenda sensazione di libertà e di felicità. Una volta che l’aereo ha raggiunto la quota stabilita, si posizionano gli occhiali protettivi e si parte. Ci si siede all’uscita, imbragati con il proprio istruttore, che dopo avervi chiesto se si è pronti (non si è mai pronti!), si lascia andare nel vuoto.
Groppo in gola, mi son lanciata. Oddio sto volando, mi sento Peter Pan, ma ho ancora gli occhi chiusi, sembrano lunghissimi interminabili minuti e invece sono velocissimi secondi tra un movimento e l’altro. Posso respirare? Sì riesco a respirare, per fortuna. Apro gli occhi, quanta aria, ma poco importa. Ecco il segno, posso aprire le braccia. Sto volando, sto volando. Non posso non tenere la bocca aperta per la gioia e lo stupore nel vedere il mondo da quella prospettiva. Ma ancora non mi rendo conto, sto candendo giù. Incrocio di nuovo le braccia al petto, è ora di aprire il paracadute. Uno strattone, forte, ma non fa male. Si rallenta, posso vedere meglio e il panorama di Airlie beach con i suoi colori stupisce e colpisce. Rimango in estasi, cercando di mettere in ordine le emozioni ma sono troppe e non ci riesco. Mi abbandono, afferro le corde del paracadute e seguo le istruzioni. Lo guido, o forse lui guida me. Sorrido, ho come una paralisi facciale per la contentezza. Il cervello vuoto, i brividi sulla pelle, il cuore che esplode. Questo è volare, questo è lanciarsi.
Vi lascio il video del mio primo lancio (si prega di non ridere, grazie! )